E’ iniziato oggi il processo d’Appello bis per la morte di Marco Vannini che vede la famiglia Ciontoli chiamata in causa per la morte del giovane. Nel corso della prima udienza è stato sentito Federico Ciontoli, figlio di Antonio, il quale ha fatto una dichiarazione spontanea leggendo una lettera nella quale, come spiegato dal giornalista Gianluigi Nuzzi in un video Instagram, il giovane si sarebbe lamentato dell’atteggiamento della stampa, spiegando di aver fatto di tutto per salvare Marco, senza però rivolgere alcuna parola in memoria del giovane nè alcuna parola di sostegno nei confronti della famiglia della vittima. “Mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo, e io gli credetti perché non c’era nessuna ragione per non farlo. Non c’era niente che mi spinse a non credere in quello che mio padre chiamò ‘colpo d’aria’, del cui significato non mi interessai più di tanto essendo stato solo uno scherzo”, ha riferito nel corso delle sue dichiarazioni spontanee, come riporta Roma Fanpage. Successivamente i difensori dei Ciontoli hanno chiesto di poter sentire Viola Giorgini, fidanzata di Federico. Questa rappresenterebbe l’unica novità del nuovo processo appena iniziato e già rinviato a settembre.
Le prossime date da segnare saranno quelle del 9, 16 e 23 settembre, durante le quali proseguirà l’Appello bis. Il giornalista ha spiegato inoltre di aver sentito i genitori di Marco Vannini trovandoli “risoluti e determinati”, speranzosi più che mai che possa essere fatta giustizia e di poter porre fine a questa storia. Nel corso delle prossime udienze si assisterà agli interventi degli avvocati e del pubblico ministero, mentre il 9 settembre deporrà Viola Giorgini che, a detta di Nuzzi, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere e dunque di fatto il processo non porterebbe a nulla di nuovo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PROCESSO D’APPELLO BIS SULLA MORTE DI MARCO VANNINI
Avrà inizio quest’oggi, mercoledì 8 luglio 2020, il nuovo processo d’appello relativo all’omicidio di Marco Vannini, ucciso nella notte del 18 maggio 2015 da un colpo di pistola sparato dal papà della sua fidanzata Martina, Antonio Ciontoli. Un caso del quale si è detto e scritto tanto, avvolto dal giallo dei soccorsi ritardati, con la famiglia Ciontoli che avrebbe provato a celare fino all’ultimo quanto accaduto senza chiamare un’ambulanza, condannando Marco a morte certa. Si torna in aula, dunque; sì, perché a febbraio la Cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado che condannava Ciontoli a scontare cinque anni di carcere per omicidio colposo. Fu la modesta entità della pena a fare discutere e i giudici nelle motivazioni scrissero che Antonio Ciontoli commise “un atto estremamente riprovevole dal punto di vista etico”, ma “il fatto di trovarsi alle prese con un imputato la cui condotta è particolarmente odiosa non può di per sé comportare che un fatto colposo diventi doloso”.
MARCO VANNINI, AL VIA NUOVO PROCESSO. LA MAMMA: “FIDUCIOSA”
Ciontoli “ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi per evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo”, ma, secondo i giudici di secondo grado, non voleva uccidere Marco Vannini, in quanto dalla morte del ragazzo sarebbero derivati soltanto problemi per lui e per la sua famiglia. La Cassazione, però, a febbraio ha esaminato la questione, esprimendo un parere diametralmente opposto: se i soccorsi fossero stati allertati per tempo la famiglia Ciontoli non avesse indugiato così a lungo, Marco sarebbe probabilmente ancora vivo. I magistrati parlano di “condotta omissiva nel segmento successivo all’esplosione di un colpo di pistola, ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli, che, dopo il ferimento colposo, rimase inerte, quindi disse il falso ostacolando i soccorsi”. Da oggi, dunque, ricomincia tutto, per l’ennesima volta, e la mamma del 23enne ucciso, Marina Conte, si dice fiduciosa: “Spero si avvicini il momento di questa giustizia per mio figlio. Sono cinque anni che i Ciontoli stanno in giro e mio figlio non c’è più”.