A distanza di 25 anni, la verità sull’omicidio di Nada Cella, la segretaria 24enne uccisa a Chiavari, potrebbe arrivare ad una svolta decisiva, se non addirittura alla sua risoluzione. È quanto attende la madre della vittima che non ha alcuna intenzione di arrendersi. Il caso torna ad essere al centro della nuova puntata di Chi l’ha visto, che analizzerà gli ultimi risvolti della vicenda. Stando a quanto reso noto dal quotidiano Il Secolo XIX, la donna che vide Annalucia Cecere, unica indagata del delitto di Nada Cella, mentre fuggiva in motorino il giorno dell’omicidio, potrebbe essere una ex collega di quest’ultima. La telefonista anonima, dunque, potrebbe presto avere un nome.
Si tratta senza ombra di dubbi di una donna, la quale nel 1996 contatta l’utenza domestica del commercialista Marco Soracco, nel cui studio fu uccisa la giovane segretaria. La testimone fa delle rivelazioni importanti con un chiaro riferimento alla Cecere come possibile assassina fuggita in motorino, visibilmente sconvolta, dopo aver infilato “roba sporca” nel sellino del suo mezzo. La telefonista sarebbe stata individuata nella cerchia delle ex colleghe che Annalucia frequentava all’epoca dei fatti.
Omicidio Nada Cella, occhi puntati sulla telefonista misteriosa
La stessa donna misteriosa autrice della telefonata subito dopo l’omicidio di Nada Cella, oltre a fornire informazioni salienti coinvolse anche quattro possibili testimoni: “Eravamo in cinque, io non capisco perché le altre non parlano”. Ne sono convinti gli investigatori che dopo 25 anni continuano ad indagare sulla morte della giovane segretaria di Chiavari. L’ipotesi che fosse una suora ad aver eseguito le telefonate anonime è ufficialmente scartata ed ora l’attenzione di chi indaga si va concentrando nel dettaglio sull’ambiente lavorativo delle presunta assassina.
All’epoca dei fatti la 53enne Annalucia Cecere lavorava come addetta alle pulizie in negozi e condomini e prima di trasferirsi a Chiavari in una cooperativa, il gruppo Tassano, legato a doppio filo alla Caritas. Alcune dipendenti di quel gruppo, come racconta Repubblica.it, erano solite incontrarsi nelle giornate di lavoro a Chiavari proprio in via Seminara, poco distante da via Marsala e da corso Dante, dove la Cecere viveva in un appartamento messo a disposizione delle suore. Questo giustificherebbe anche la frase della misteriosa telefonista: “si conoscono signora, si conoscono, è che stanno tutte zitte, ma c’eravamo diverse”. La donna anonima parlò al telefono con la madre di Marco Soracco, Maria Bacchioni, e secondo gli inquirenti quando le sue parole avrebbero lasciato intendere che quel 6 maggio 1996 a vedere “una tale Anna residente in corso Dante”, furono alcune “colleghe” impiegate nel settore delle imprese di pulizia. Il passo successivo sarà ora identificare chi fece quelle telefonate e le altre presunte quattro testimoni. Parallelamente alle indagini procedono le analisi del Dna sui reperti raccolti 25 anni fa nello studio di via Marsala. Già sarebbero state isolate tracce di Dna, sia maschile che femminile, fino ad ora non identificato.