Omicidio di Piersanti Mattarella il 6 gennaio 1980, cosa è successo? La ricostruzione dell'attentato e le piste sui mandanti tra mafia e terrorismo nero
Omicidio di Piersanti Mattarella, il 6 gennaio 1980 il presidente della regione Sicilia veniva ucciso in un attentato di stampo mafioso mentre si stava recando a messa per il giorno dell’Epifania insieme alla moglie Irma Chiazzese e ai figli Maria e Bernardo. Un episodio che ancora oggi, dopo 45 anni, resta senza un vero colpevole, nonostante le inchieste fatte negli anni, nelle quali si sono intrecciate varie piste, da quella del terrorismo neofascista, che inizialmente rivendicò l’omicidio fino a quella più accreditata dei mandanti di cosa nostra, che non gli perdonarono il tentativo di voler rivoluzionare le istituzioni siciliane, cercando di liberarle dai legami con la mafia.
Le indagini più recenti avevano collegato entrambe le tracce, ipotizzando una collaborazione tra boss mafiosi, alcuni dei quali già noti e condannati come Totò Riina e Bernardo Provenzano ed esponenti dell’eversione di destra, fino ad un colpo di scena inaspettato arrivato a luglio del 2024 con una lettera anonima indirizzata alla vedova di Piersanti Mattarella. Nella comunicazione c’è l’identikit del killer, che corrisponde a quella fatta dalla vedova del politico, che durante l’inchiesta riconobbe nelle foto l’ex capo dei Nar, Valerio Fioravanti, elemento che aveva fatto riaprore l’nichiesta dalla Procura di Palermo.
Chi è Piersanti Mattarella, la ricostruzione dell’omicidio del 6 gennaio del 1980
Il 6 gennaio 1980, Piersanti Mattarella viene ucciso a colpi di arma da fuoco in centro a Palermo in Via della Libertà. Il politico era uscito di casa senza scorta per andare a messa. In auto insieme a lui, c’era la moglie Irma, i due figli e la suocera. La sparatoria avvenne poco prima che il Presidente della Regione Sicilia potesse mettere in moto la sua Fiat 132, gli esecutori materiali, secondo la ricostruzione, furono due. Uno che attendeva in macchina e l’altro che si avvicinò per colpire ripetutamente, una prima volta e poi una seconda per accertarsi che la vittima fosse effettivamente stata colpita, sparando un ultimo colpo di grazia mentre l’uomo era tra le braccia della moglie.
Ad accorrere sul luogo del delitto, il fratello minore Sergio, attuale Presidente della Repubblica, che arrivò immediatamente nel tentativo di fornire aiuto, e fu immortalato dai fotografi in uno scatto che lo ritrae con il corpo del fratello sulle ginocchia, purtroppo ormai privo di vita. Una tragedia, che ancora oggi attende risposte, come altre stragi, ad esempio quella di Capaci, nelle quali si intrecciano le ombre degli interessi della mafia con quelli delle istituzioni.