Il caso è ufficialmente riaperto: la Cassazione ha accolto il ricorso contro l’assoluzione della famiglia Mottola per l’omicidio Serena Mollicone. Pur riconoscendo che non vi sono prove sufficienti per la condnana di Franco Mottola, del figlio Marco e della moglie Anna Maria, la procura generale aveva segnalato non erano state fornite in maniera adeguata le motivazioni della loro assoluzione.
Da qui la richiesta di un nuovo processo d’appello che gli ermellini hanno accolto dopo quasi tre ore di camera di consiglio. Si dovrà celebrare un nuovo processo di secondo grado. Dopo la sentenza, la sorella della vittima, Consuelo Mollicone, ha confermato la sua fiducia nella giustizia, che attende da 24 anni: “Da oggi abbiamo speranza“. Lo zio, Antonio Mollicone, ha assicurato che c’è ancora la speranza di arrivare alla verità. (agg. di Silvana Palazzo)
OMICIDIO SERENA MOLLICONE, CASO RIAPERTO?
L’omicidio Serena Mollicone potrebbe essere un caso tutt’altro che chiuso. A togliere il condizionale sarà oggi la Cassazione, chiamata a decidere se confermare l’assoluzione in appello di Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco. La procura generale, rappresentata da Assunta Cocomello, ha chiesto l’annullamento del verdetto di secondo grado e un nuovo processo di appello in quanto ci sarebbero state “plurime violazioni di legge e di norme processuali“.
Il pg contesta la mancanza di motivazione della sentenza d’appello, o apparente, tanto da renderla carente, ma parla anche di un “atteggiamento pilatesco” per quanto riguarda la decisione del giudice di abdicare alla Cassazione. Ma il ricorso viene sostenuto anche perché la sentenza di secondo grado manca di spiegare la presenza di Serena Mollicone nella caserma di Arce e non fornisce le risposte ai punti sollevati dal carabiniere Santino Tuzi, suicidatosi dopo avere rivelato di avere visto la ragazza entrare in caserma. Ma la pg ha citato anche molteplici “contraddizioni” in appello.
“ELEMENTI IGNORATI E VIZIO DI MOTIVAZIONE”
La sentenza della Cassazione, attesa oggi, potrebbe dunque riaprire il caso della ragazza uccisa nel 2001 o chiuderlo definitivamente. Gli elementi che confermano la presenza di Serena Mollicone nella caserma di Arce sono molteplici per il legale di Consuelo Mollicone, che cita ad esempio legno, ruggine, colla e resina sulla testa della ragazza, frammenti che “erano entrambi nell’alloggio” dove la famiglia della vittima sostiene sia avvenuto l’omicidio. Ma ciò, secondo l’avvocato Anthony Iafrate, non è stato preso in considerazione in appello.
Per quanto riguarda il movente, la sorella di Serena sostiene che sia stata uccisa perché avrebbe compreso che qualcosa non andava ad Arce, in particolare “si era lamentata dello spaccio“. D’altra parte, per il pg non si capirà mai il motivo per il quale quel giorno la ragazza si presentò in caserma, anche perché i rapporti con la famiglia Mottola nel suo ultimo mese di vita non erano buoni.
Il legale della famiglia ha segnalato a tal proposito che la ragazza era stata rimproverata pubblicamente dal maresciallo Mottola proprio per le sue lamentele, circostanza a cui avrebbero assistito diverse persone, che però non hanno voluto testimoniare o sono rimaste in silenzio. “Si poteva arrivare prima alla verità“, ha dichiarato con rammarico la sorella di Serena Mollicone, che spera di arrivare a ciò che il padre non è riuscito a raggiungere, giustizia.