WALTER TOBAGI, COM’È MORTO?
Il prossimo 28 maggio saranno passati 45 anni dall’omicidio Walter Tobagi, il giornalista del Corriere della Sera ucciso a Milano da un gruppo terroristico di estrema sinistra, dal nome “Brigata 28 marzo“, mentre si trovava a pochi passi da casa sua. Sua figlia Benedetta, oggi ospite del programma Le ragazze su Rai 3, si ritrovò a guardare il cadavere senza vita del padre, dopo essere accorsa con la madre sulla scena. Il commando esplose 5 colpi di pistola: in particolare furono Mario Marano e Marco Barbone a sparare. Un proiettile finì dietro l’orecchio sinistro, ma fatale fu quello che colpì il cuore.
Gli altri membri del commando erano Paolo Morandini, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano. In pochi mesi i carabinieri risalirono a Marco Barbone, che dopo l’arresto collaborò e con le sue rivelazioni permise di smantellare la brigata e di far arrestare altri sospetti terroristi di sinistra. Ma il caso si trasformò in un maxi processo all’area sovversiva di sinistra, infatti fu particolarmente discussa la scelta della magistratura di imbastirlo con oltre 150 imputati, allargandolo dall’omicidio Walter Tobagi.
OMICIDIO WALTER TOBAGI: IL PROCESSO E LE CONDANNE
Per quanto riguarda i membri del commando ritenuto responsabile dell’omicidio Walter Tobagi, il leader Marco Barbone fu condannato a 8 anni e nove mesi, perché collaborò subito con la giustizia, ma scontò solo 3 anni di carcere, perché ebbe subito la libertà provvisoria. Stessa condanna per Paolo Morandini, mentre per Mario Morano, autore del primo colpo, la condanna fu a 20 anni e 4 mesi, ridotti a 12 in appello e 10 con condono per la sua collaborazione. In carcere morì per aneurisma Manfredi De Stefano, condannato a 28 anni e otto mesi.
Un anno in meno per Daniele Laus, l’autista del gruppo, che però riuscì a ottenere uno sconto a 16 anni in appello e ottenne la libertà provvisoria nell’85. Scese da 30 anni e otto mesi a 21 anni di carcere la condanna a Francesco Giordano, colui che coprì il commando, ma fu l’unico a scontare interamente la pena in carcere, da cui uscì nel 2004.
IL MOVENTE DELL’OMICIDIO WALTER TOBAGI
Per quanto riguarda il movente dell’omicidio Walter Tobagi, fu spiegato proprio da Marco Barbone: la sua brigata decise di colpirlo perché era molto più pericoloso dei suoi colleghi. Infatti, studiava il terrorismo per capirne cause e conseguenze. Infatti, Barbone lo definì uno dei giornalisti più intelligenti, perché con i suoi articoli non insultava né aizzava, ma entrava come una sonda nella sinistra rivoluzionaria. Ma Tobagi era anche il presidente dell’Associazione Stampa Lombarda, il sindacato regionale dei giornalisti, anche per questo era considerato un possibile obiettivo dei gruppi armati, infatti Barbone raccontò ai magistrati che il suo nome circolava da tempo tra i bersagli da colpire.