MeToo, Black Lives Matter e movimenti anti-colonialisti: il mondo negli ultimi mesi, anche prima della tragedia del Covid-19 viene attraversato da vere e proprie ondate di proteste per richiedere più diritti, più riconoscimenti e più “uguaglianza” per le minoranze. In particolare, sul fronte diritti donne-LGBT si concentrano le maggiori proteste di migliaia di associazioni e personalità internazionali contro la cultura “maschilista” e “patriarcale” presente anche nell’Occidente più sviluppato: ma mai prima d’ora era stato l’Onu in “persona” a mettere in correlazione la pandemia con il “maschilismo”. Ecco, ci ha pensato il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres che nel discorso pronunciato lo scorso 31 agosto al Palazzo di Vetro di New York – alla presenza di donne e giovani impegnate nella società civile – ha attaccato la «cultura del patriarcato» come parte responsabile della tragedia coronavirus. «La pandemia causata dal Covid-19 sta dimostrando ciò che tutti sappiamo: millenni di patriarcato hanno portato a un mondo dominato dagli uomini con una cultura dominata dagli uomini che danneggia tutti: donne, uomini, ragazze e ragazzi», si legge nel passaggio centrale di Guterres ripreso anche dall’account social ufficiale dell’Onu.
L’ATTACCO DELL’ONU ALLA “CULTURA DEL PATRIARCATO”
Il nesso risulta in diversi aspetti ben poco “chiaro”, eppure per il n.1 Onu non vi sono dubbi: il Covid-19 sta «marcando le disuguaglianze esistenti, inclusa la disuguaglianza di genere». Le donne (ma solo loro?) sono state «in prima linea nella risposta al coronavirus, come operatrici sanitarie, insegnanti, personale essenziale e assistenti nelle loro famiglie e comunità»; cita dati sulla presenza di 70-90% di operatori sanitari donne in tutto il mondo e contesta come «i loro salari e le loro condizioni spesso non riflettono i ruoli salvavita che occupano». Ad una tematica di certa esistenza e sulla quale la cultura occidentale deve evolversi al più presto, resta del tutto oscuro l’attacco ad una società considerata «patriarcale». Addirittura per Guterres le mascherine anti-contagio sono il segno di questa discriminazione: «I dispositivi di protezione individuale sono spesso realizzati per adattarsi a un uomo, il che significa che le lavoratrici possono essere maggiormente a rischio di infezione e meno del 30% dei ruoli decisionali nel settore sanitario sono occupati da donne». E così, per uscire dalla crisi Covid secondo le Nazioni Unite non servono vaccini, protezione sociale, investimenti a lungo termine: no, servono «delle leader donne. Donne capi di Stato, ministri della salute, operatrici sanitarie e leader della comunità stanno ottenendo un ampio riconoscimento per la loro empatia, compassione, comunicazione. Le loro azioni stanno mostrando il valore dell’inclusività. È ovvio: raddoppiare le risorse, la capacità e l’esperienza che mettiamo nel processo decisionale avvantaggia tutti. Eppure meno dell’8% dei capi di Stato, meno del 25% dei parlamentari e meno del 30% dei dirigenti sanitari sono donne».