Motivazioni della sentenza Open Arms sull'assoluzione di Matteo Salvini: ecco perché è corretta l'azione del Viminale nel 2019 sullo sbarco dei migranti
LE MOTIVAZIONI SULLA SENTENZA OPEN ARM “SPIEGANO” PERCHÈ SALVINI SIA STATO ASSOLTO PIENAMENTE
I migranti non si trovavano in pericolo di vita a bordo della nave Open Arms, attraccata nel porto di Lampedusa, e soprattutto l’Italia non era obbligata a concedere un “porto sicuro”: su questo si fondano le motivazioni della sentenza che ha visto Matteo Salvini essere assolto dall’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Era il 20 dicembre 2024 e il Governo Meloni ricevette un’ulteriore “boost” di consenso e fiducia dopo la vittoria del leader Lega nel processo che per 5 anni lo ha visto al centro delle polemiche politiche e giudiziarie, salvo poi concludersi tutto in un nulla di fatto.
Salvini non commise alcun reato e così nell’aula bunker di Palermo appena prima di Natale venne letta una sentenza di piena assoluzione, con critiche forti giunte dalla ong Open Arms in lotta costante al Centrodestra e in particolare al vicepremier (all’epoca dei fatti, nell’agosto 2019, Ministro dell’interno del Governo Conte). Sei mesi dopo la sentenza ecco le motivazioni della Corte d’assise di Palermo, dove per l’appunto viene riconosciuta la non colpevolezza di Salvini nelle pesanti accuse legate allo sbarco della nave spagnola sulle coste italiane fermata dall’allora esecutivo nel pieno della politica dei “porti chiusi” dei primi mesi del nuovo Governo Lega-M5s.
DAL PORTO SICURO AL MANCATO PERICOLO DI VITA: NON FU SEQUESTRO DI PERSONA
I magistrati riconoscono in primo luogo che per il nostro Paese non v’era obbligo di fornire il “POS” – porto sicuro – alla nave Open Arms: questo significa che l’allora Ministro del Viminale Salvini non commise reato nel vietare lo sbarco dei migranti soccorsi in mare e che prima dell’arrivo in Italia vennero trasportati per il Mediterraneo (dopo salvataggio dai barconi in arrivo dalla Libia, ndr) evitando l’approdo in Grecia, Malta e Spagna. Come una sorta di sfida politica a Salvini e l’Italia che all’epoca – molto similmente a quanto avviene oggi con il Governo Meloni – decideva la politica “strong” nella difesa dei confini e delle politiche migratorie.

Il punto è che la nave ong avrebbe potuto sbarcare negli altri Stati più vicini al punto di salvataggio, ma si decise invece di puntare il Canale di Sicilia per far sbarcare i 147 migranti soccorsi: se da un lato la presa in carico di quelle vite umane alla deriva sui barconi lanciati in mare dai trafficanti fu un gesto positivo e legittimo da parte di Open Arms, di contro la scelta di andare in Italia provocò una reazione politica che viene oggi legittimata dal tribunale di Palermo nel redigere le motivazioni della sentenza. «Il fatto non sussiste», scrivono i magistrati guidati in collegio dal giudice Roberto Murgia, in quanto la concessione del POS non era un giuridico obbligo.
Da ultimo, i giudici riconoscono a Salvini anche la legittimità di aver impiegato il tempo necessario alla distribuzione dei migranti su altri Stati Europei, senza prima far sbarcare i migranti a Lampedusa: questo non ha impedito il soccorso e il prendersi cura a bordo di quelle vite umane. Non vi era pericolo di vita, questo il parere della Corte, e per questo i migranti non erano d’obbligo per lo sbarco in Italia: «chi ha sbagliato è Open Arms», spiega oggi l’avvocato di Salvini, nonché senatrice della Lega Giulia Bongiorno.
Nei 270 faldoni di pagine per le motivazioni della sentenza si legge inoltre che spettava alla Spagna – in quanto barriera battente della Open Arms – occuparsi del primo soccorso, e non l’Italia: questo dunque conferma l’operato corretto del Viminale, con una sentenza che riconosce non solo la correttezza del Ministro Salvini ma anche l’inconsistenza delle accuse della Procura. Per il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, valutano le reazioni dei pm per presentare eventuali ricorso contro la sentenza dello scorso dicembre.