Orsini: “Le mie mani sono armi”
Alessandro Orsini ha recentemente pubblicato un lungo video sul suo profilo Youtube dove ha voluto parlare delle sue mani che lui stesso definisce “un’arma”. “Sono state oggetto di studio da parte di sociologi e psicologi che hanno elaborato dei video, studiando il modo in cui comunico attraverso il corpo e il modo in cui utilizzo le mani”. Sarebbero stati loro ad aver “detto che le mie mani sono usate come un’arma“, racconta lui, sostenendo che “questo è vero”.
La ragione per cui le mani di Orsini sarebbero un’arma, spiega lui, affonda le sue radici “nella teoria del conflitto“. “Per i sociologi del conflitto”, spiega, “la società è un campo di battaglia, e loro vedono un conflitto per tutto (in famiglia, in una trasmissione televisiva) e pensano che il centro del sistema sia il potere politico. Se vacilla il potere, vacilla la società e il sistema sociale. La seconda idea”, portante della teoria del conflitto di cui parla Alessandro Orsini, “è la centralità degli interessi. Gli uomini sono coinvolti in un conflitto per interessi (economici, artistici, culturali, scientifici). La terza idea è quella dei valori come strumento di battaglia, gli uomini li utilizzano per nascondere i propri interessi in una battaglia e gli individui coinvolti combattono con le risorse che hanno (la disonestà, la furbizia, l’intelligenza)”.
Orsini, le mani e le arti marziali
Tornando a parlare delle sue mani, Alessandro Orsini spiega che “quando sono coinvolto in dibattiti io sono sempre in una battaglia, vendo spesso contestato, sia in diretta che dopo. Mi venivano contrapposti molti detrattori e dovevo utilizzare tutte le mie risorse per non soccombere. Ecco, secondo gli psicologi le mie mani sono una risorsa che io utilizzo in questa lotta. Io ho imparato ad usarle”, continua a raccontare, “da bambino a 9 anni grazie a mio padre”.
Il padre di Alessandro Orsini, racconta, “mi ha portato a studiare karate, che è stato importantissimo, una vera e propria palestra di vita”, dove avrebbe imparato l’uso delle mani come armi, ma anche numerosi altri principi molto importanti per lui. “Uno dei valori che ho imparato a cui tengo moltissimo è che nel karate tutte le tecniche iniziano con una parata. Un karateka non attacca mai per primo, si basa sul contrattacco e non sull’attacco (..) poi ho imparato anche che non deve esserci mai la vendetta e che l’avversario lo devi guardare sempre negli occhi. Bisogna essere sempre coraggiosi e mai attaccare alle spalle”. Tutti principi che ha imparato ad applicare e che ancora oggi, sostiene fieramente, applica ogni volta che gli è possibile.