MOSCA VERSO IL “NIET” AL PIANO DI PACE USA-UCRAINA (IN ATTESA DEL DISCORSO DI PUTIN)
Nel pomeriggio si terrà la conferenza stampa del Presidente russo Vladimir Putin al termine dell’incontro a Minsk con il Capo dello Stato e principale alleato (anche in Ucraina) Lukashenko: sarà questa la prima occasione utile per dare una prima risposta ufficiale in pubblico sulla tregua proposta da Usa e Ucraina. O almeno, il discorso di Putin renderà effettivo quanto già fatto sapere nei colloqui con l’inviato americano Witkoff e con le varie informazioni filtrate dal portavoce del Cremlino Peskov,
La tregua di un mese sarebbe in questo momento «frettolosa», spiega il consigliere per la politica estera di Putin, Yuri Ushakov, parlando con le agenzie russe nei giorni in cui la corsa dell’esercito di Mosca (appena visitato dal Presidente e leader in insolita tuta mimetica, ndr) è per liberare l’intera regione del Kursk occupata dall’offensiva ucraina. Mosca cerca invece una soluzione «a lungo termine» e per quanto riguarda la crisi ucraina il cessate il fuoco temporaneo sarebbe solo un modo per «ridare fiato» a Kiev. La Russia spera che gli Stati Uniti possano comprendere le intenzioni russe, e ribadiscono sempre con Ushakov al telefono con il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa Waltz che l’adesione ad esempio dell’Ucraina alla Nato «non può essere discussa nel contesto della risoluzione della crisi». I negoziati proseguono, ma una prima bocciatura dell’iniziale tregua sembra ormai certa, in attesa delle comunicazioni di Vladimir Putin.
WITKOFF A MOSCA (CONFERMATO): LE RICHIESTE DI PACE DELLA RUSSIA PRESENTATE AGLI USA
Nel giorno in cui la Russia annuncia ufficialmente di aver ripreso il controllo di Sudzha, la principale città nella regione del Kursk – teatro della controffensiva dell’Ucraina dalla scorsa estate – l’inviato speciale per i rapporti Usa-Stati Uniti, Steve Witkoff, è atteso al Cremlino dal Presidente Vladimir Putin. Lo aveva del resto annunciato lo stesso Presidente americano Donald Trump dopo aver ringraziato l’Ucraina per la firma sul piano di pace USA che nei prossimi giorni verrà discusso direttamente con il team negoziale di Mosca.
Fin dal primo mattino i media in Russia e pure negli Stati Uniti hanno rilanciato la notizia sulla lista di proposte che il Cremlino avrebbe consegnato direttamente a Washington in merito al piano discusso due giorni fa a Gedda in Arabia Saudita dal Segretario di Stato Rubio e il Governo Zelensky. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, stamane non ha né smentito né confermato la lista, anche se si è lasciato “sfuggire” alcune delle proposte e condizioni che la Russia ritiene fondamentali per sedersi al tavolo.
In primo luogo la Crimea conquistata con un “colpo di mano” nel 2014, e poi le 4 regioni ucraine oggi occupate dalle truppe russe, ovvero «Kherson, Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia, questo è un dato di fatto». In aggiunta, spiega ancora Peskov, il resto delle condizioni verranno delineate nei prossimi incontri con la controparte americana, in un timing deciso oggi nei contatti che avrà Witkoff al Cremlino forse già direttamente con il Presidente russo di ritorno dal fronte dove è andato ad incontrare l’esercito impegnato nel Kursk.
LA TREGUA CON L’UCRAINA, IL PRESSING DI TRUMP A PUTIN E LO SCENARIO VERSO LA PACE
Oltre all’elenco delle regioni e dei territori già occupati ad oggi dalla Russia dopo tre anni di guerra contro l’ucraina, non è ancora chiaro quanto sia ampia la lista di condizioni poste da Putin all’omologo Presidente americano: di certo però non si discuteranno molto da quanto già ribadito da mesi ormai, ovvero il no all’adesione di Kiev nella NATO, nessuna presenza di truppe straniere in Ucraina («sarebbe visto come affronto e attacco diretto alla Russia») e appunto il riconoscimento delle terre già occupate.
Resta però da capire in merito alle proposte Usa-Ucraina partorite a Gedda se vi sia uno spazio strategico per scendere a patti nei negoziati diretti prossimi fra Kiev e Mosca. Di sicuro ciò che potrebbe sbloccare la situazione sarebbe l’incontro Trump-Putin che ancora ieri da Mosca viene confermato come sia al centro delle trattative dei vari team negoziali, ma non è dato sapere se prima o dopo il tavolo con Zelensky (probabilmente lo precederà, ndr).
Nel suo discorso nel palazzo del Governo a Kiev, il Presidente ucraino ieri ha rintuzzato il nemico russo sottolineando che non si arriverà ad alcuna cessione dei territori, «è la nostra linea rossa» ma che per il resto delle condizioni attende con ansia la risposta russa dopo lo sforzo diplomatico promosso dagli Stati Uniti. «Dipende tutto dal fatto che la Russia voglia un cessate il fuoco oppure voglia continuare a uccidere persone», ha sentenziato Zelensky.
Poche ore dopo dalla Casa Bianca è scattato l’ulteriore pressing di Trump su Mosca, sottolineando di aspettare risposte importante dalla Russia forse già dalla missione in corso oggi di Witkoff al Cremlino: «la guerra va finita subito», spiega minacciando eventuali ulteriori ritorsioni finanziari e sanzioni qualora Mosca non accettasse il piano di pace con l’Ucraina, «Questa situazione potrebbe portare alla terza guerra mondiale, non saremmo mai dovuti arrivare qui».