Sono decisamente scioccanti le rivelazione del prete polacco Rafal C., a cui, secondo lo stesso, è stato chiesto di acconsentire ad avere rapporti sessuali nella dimora dell’arcivescovo della diocesi di Opole, Andrzej Czaja, in cambio di un suo trasferimento in Italia. In poche parole, padre Rafal doveva sottostare ad una sorta di ricatto se avesse voluto iniziare a proferire la fede nel nostro paese. Il prelato, come scrivono i colleghi di Sputnik, ha rifiutato la proposta, e di conseguenza: “Sono iniziati episodi di molestie e violenze sia nei miei confronti – riferisce lo stesso uomo di chiesa – che verso famigliari e amici dai quali ho cercato aiuto”.
Padre Rafael è stato picchiato di fronte a casa a novembre del 2019, e in seguito ha ricevuto minacce via telefono. “Volevo risolvere la questione con la chiesa stessa – ha proseguito il prete in conferenza stampa – ma dopo essere stato aggredito ho deciso di rivolgermi alla procura”. A subire minacce e violenze anche le persone anche il padre si era rivolto: “Il prete Isakowicz-Zaleski – le parole al TOK Fm della parlamentare Joanna Scheuring-Wielgus – ha ricevuto minacce di morte, alcune addirittura volte verso la propria fondazione”.
PADRE RAFAL, ACCUSE CHOC: “TEMO PER LA SUA VITA”
“Ho deciso di intervenire in questo caso – ha proseguito il membro del parlamento polacco – perché temo per la vita di padre Rafał. Il Padre ha denunciato le violenze oltre 20 mesi fa, ma non è stato fatto nulla. Sono a rischio anche le vite di coloro che lo hanno aiutato”. Nel corso della conferenza stampa sono state rese pubbliche delle registrazioni telefoniche fra Padre Rafal e Padre Wojciech in cui si sente quest’ultimo dire al suo interlocutore che se vorrà essere trasferito in Italia dovrà obbedire alla Curia e “togliersi i pantaloni”, con l’aggiunta di minacce varie a lui e alla sua famiglia. Rimanda ogni accusa al mittente l’arcivescovo Andrzej Czaja, sottolineando che la richiesta di trasferimento di Padre Rafal era stata accolta ma “a causa di alcune ambiguità nel funzionamento della parrocchia polacca, la parte italiana si ritirò dall’accordo”. Secondo il vescovo si tratta quindi di una sorta di azione di ritorsione da parte del prete accusatore.