Gli esperti lanciano l’allarme: il nostro pianeta potrebbe trovarsi presto ad affrontare una pandemia di Alzheimer, dopo il Coronavirus. A dichiararlo apertamente sulle colonne del “Corriere della Sera” è stata la dottoressa Paola Barbarino, dal 2017 al timone di “Alzheimer’s Disease International”, una federazione globale che raccoglie associazioni che si occupano di demenza in tutto il mondo. “Non vogliamo spaventare nessuno, ma allertare chi di dovere ci sembra necessario – ha sottolineato –. Ne ho appena parlato a una riunione dell’Oms. Molti esperti sono preoccupati dal rapporto tra demenze e sintomi neurologici del Covid-19″.
Di fatto, questi effetti potrebbero produrre (è ormai praticamente certo) una pandemia di demenza che ingloberà 80 milioni di persone entro la fine del decennio (oggi sono 55 milioni, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). “Dobbiamo evitare di esserne travolti – ha asserito la professoressa –. Finora soltanto 35 Paesi si sono dotati di un piano demenze. In seno all’Oms ne mancano all’appello 138. Chiaramente, l’Alzheimer non diverrà infettivo, ma accelererà i suoi effetti. Dai dati raccolti (anche in Italia), sappiamo che tra il 25 e il 45 per cento di tutte le vittime morte di Covid aveva una forma di demenza. In più, si stanno evidenziando preoccupanti effetti neurologici dell’infezione da Coronavirus”.
PANDEMIA DI ALZHEIMER, BARBARINO: “COVID ACCELERA I PROCESSI DI DETERIORAMENTO COGNITIVO”
Sempre ai microfoni del “Corriere della Sera”, Barbarino ha aggiunto che l’epidemia di Coronavirus sembra accelerare i processi di deterioramento cognitivo, c’è un legame incontrovertibile, che potrebbe diventare un problema serissimo, più di quanto non lo sia già per milioni di famiglie. Peraltro, gli epidemiologi ricordano che è già successo: tra coloro che contrassero la Spagnola un secolo fa, per esempio, il rischio di soffrire di Parkinson nel lungo periodo crebbe di un fattore da due a tre.
Cosa serve, allora, per predisporre un piano demenza? “Finanziamenti ed energie in sette aree principali. Politiche governative, prevenzione, presa di coscienza, condivisione dei dati, diagnosi, trattamento, cura. Anche dei familiari, che sono traumatizzati”. C’è, in tal senso, l’esempio della Gran Bretagna: “Le demenze drenano già molti soldi, soprattutto alle famiglie. Le ultime stime parlano di 1.300 miliardi di dollari all’anno a livello globale. In Gran Bretagna il Parlamento sta discutendo se alzare un po’ le tasse per finanziare meglio la cura”.