Il mito della Pantafa ha per protagonista un demone appartenente alle credenze popolane abruzzesi e marchigiane che nel corso della notte si appollaia sull’addome delle persone che dormono per succhiare via l’anima dalla bocca. Emanuele Scaringi ha preso spunto da questa antica leggenda popolare per realizzare l’horror dal nome emblematico, Pantafa. L’opera è ora disponibile in Dvd e On Demand ed. Fandango: tra gli extra da segnalare Making of – Scene tagliate – Ciak – Make up – Trailer.
SINOSSI – Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po’ di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola. La casa in cui si trasferiscono, però, è` tutt’altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro. Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.
In concorso nella sezione Crazies al 40° Torino Film Festival, Pantafa coniuga pregi a difetti. Già regista de La profezia dell’armadillo e di Bangla – La serie, Scaringi accende i riflettori sul rapporto tra madre e figlia, ma i personaggi sono poco approfonditi. Interessante la riflessione sui mostri che infestano la nostra mente, così come l’ambientazione suggestiva grazie alla bella fotgrafia di Simone D’Onofrio. Un plauso anche alla sapiente gestione della tensione, sino a un finale che non delude.
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