È l’ennesimo duro attacco – che non vuole essere una lezione o una guida, ma più una constatazione che chiunque può e deve cogliere come vuole – quello che lo psichiatra esperto di infanzia Paolo Crepet rivolge a tutti i genitori ‘moderni’ sulle pagine del Corriere della Sera, partendo dalla constatazione che ormai siamo tutti troppo impegnati ad “abbassare gli occhi su uno schermo” per renderci veramente conto della “crisi che stiamo attraversando” e che va ben oltre alle armi, alla distruzione e alla morte delle guerre arrivando – sottolinea Paolo Crepet – a colpire la nostra stessa “quotidianità” nell’indifferenza di molti.
Lo specchio di questa crisi secondo Paolo Crepet è ormai l’evidente pensiero dominante per cui se “io ho tutto ciò che mi necessita” posso anche considerarsi “a posto”, evitando di dover pensare agli altri e ai loro problemi, ben riassunto dal fatto che moltissimi genitori “pensano di aver fato il loro dovere” lasciando in eredità “un appartamento ai figli”; ma ignorando – quei genitori – che nel frattempo “il nostro Pese (..) è un disastro” le cui radici sono sempre più “marce“.
Paolo Crepet: “Ormai i giovani non sanno più fare niente, ma la colpa è dei genitori”
Avendo citato i genitori, per Paolo Crepet è chiaro e rapido il passaggio all’accusa a cui ci riferivamo in apertura, partendo dal sottolineare che secondo lui ormai “il rapporto tra le generazioni è diventato (..) disastroso“: a dimostrarlo sono – appunto – tutti quei genitori che “trattano i bambini come se non fossero persone”, pensando che “non sappiano fare niente” al punto da volergli quasi forzatamente togliere “qualsiasi responsabilità”; arrivando addirittura a depauperare le favole in virtù di un “politicamente corretto” che vuole eliminare “il dolore e la morte” per togliere altre responsabilità ai giovani.
Il punto secondo Paolo Crepet è che ormai andrebbe revisionata l’intera società per valutare l’effettivo rapporto con “l’innovazione tecnologica” per evitare quella triste deriva che sta costringendo “certi locali in quanto luoghi in cui stare e non solo consumare” – come per esempio le biblioteche, i cinema e i circoli per amici – a chiudere i battenti; riscoprendo quel piacere di “fare e consumare (..) un piatto di orecchiette” in compagnia, invece che ordinarlo “da Amazon”.