Dopo aver svelato il perché del nome scelto da Papa, Leone XIV nei suoi primi discorsi ha tratteggiato uno stimolante percorso di Dottrina sociale, con chiavi interpretative e di elaborazione della stessa, indicando piste di lavoro, nel contesto storico attuale, in cui si intrecciano drammi inquietanti rispetto ai quali si attendono risposte adeguate, con il contributo decisivo da parte della Chiesa.
Incontrando la Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, ha sottolineato il carattere metodologico proprio, distintivo della Dottrina sociale: essa “ci educa a riconoscere che più importante dei problemi, o della risposte a essi, è il modo in cui li affrontiamo, con criteri e principi etici e con l’apertura alla grazia di Dio (…)”.
“Voi avete l’opportunità di mostrare che la Dottrina Sociale della Chiesa, con il suo proprio sguardo antropologico, intende favorire un vero accesso alle questioni sociali”: uno sguardo sull’uomo e sulla storia che introduce la persona ad una più profonda conoscenza di sé e della realtà tutta.
Nel corso dell’Udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Leone XIV ha affermato: “la Chiesa non può esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo (…) nella prospettiva cristiana la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti. Così la verità non ci allontana, anzi ci consente di affrontare con miglior vigore le sfide del nostro tempo”.
Nel “mondo della tecnica”, che tutto connette, rendendo, al tempo stesso, tutti più soli e fragili nel rapporto con la realtà, la Chiesa offre la propria antropologia della fede, rispondendo all’urgenza drammatica di preservare e promuovere il “fattore umano” nei processi del lavoro, dell’economia e della società in generale.
L’esperienza della verità, l’incontro con la persona stessa di Cristo, salva e potenzia l’umano nell’uomo, dandogli la “capacità” di affrontare i problemi con più vigore, con più comprensività, ampiezza, equilibrio e fecondità, nonché con smisurata capacità di sacrificio.
“Quando ho incontrato Cristo mi sono scoperto uomo”, diceva il retore Vittorino. Il Concilio ha ricordato: “Cristo non solo rivela l’amore del Padre, ma svela anche pienamente l’uomo all’uomo” (Gaudium et Spes, 22): svela ed incrementa le risorse profonde dell’uomo in forza delle quali vivere le sfide dell’esistenza personale e sociale.
La pienezza della propria umanità rende la persona irriducibile a qualsiasi forma di potere; soggetto creatore, non “particella anonima della città umana”. Don Giussani ricordava che “la soluzione dei problemi non sta nel loro affronto immediato e diretto, ma nell’approfondire la natura del soggetto che li affronta”.
Il fattore umano, colto e sostenuto secondo lo sguardo antropologico della fede, cioè nella totalità del suo bisogno, così come si rivela nell’esperienza, cioè tensione irresistibile al compimento di sé, oltre sé, costituisce la spinta originaria e positiva che introduce ai problemi, orienta l’azione e dispiega la dimensione comunionale dell’io stesso, in relazione profonda con gli altri, sostenendosi nei bisogni e nel bisogno comune di espressione della umanità di ciascuno.
“Senza una riflessione viva sull’umano … l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata”: così Papa Leone ai vescovi italiani. A partire dall’antropologia della fede, la Dottrina sociale è chiamata ad essere punto sintetico di riferimento per le scienze, offrendo “chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza, alla pace”.
Dialogo tra scienza e coscienza sempre decisivo in ogni tornante della storia e particolarmente adesso con le sfide che provengono dall’intelligenza artificiale, andando sino al nucleo più intimo e profondo della coscienza ove emergono le domande definitive dell’uomo.
“È dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche”. (Gaudium et Spes, 4).
Alla luce di tutto ciò, Papa Leone invita “a partecipare attivamente e creativamente a questo esercizio di discernimento, contribuendo a sviluppare la Dottrina sociale della Chiesa insieme al popolo di Dio”. La comunità cristiana, nel suo insieme, in dialogo con tutti, è chiamata ad arricchire la Dottrina sociale, accompagnando e sostenendo particolarmente i poveri, “soggetti creativi”, protagonisti, “continuatori ed attualizzatori” della Dottrina sociale, non semplicemente “fruitori”.
Esperienze in atto, ove “germoglia la speranza”, in cui l’unità tra teoria e prassi è la vita stessa delle persone. La libera trama di queste esperienze contribuisce alla costruzione di un soggetto in movimento. In tal senso, la Dottrina sociale incontra la storicità dell’uomo: non l’affermazione di principi da applicare alla realtà, bensì una sovrabbondanza di vita nuova che crea, edifica, trasfigura, elabora, suscitando e ri-suscitando la soggettività creativa delle persone e dei gruppi. Percorso privilegiato di missione e di evangelizzazione, dando ragione della missione della Chiesa nel tempo della storia.
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