La morte di Papa Francesco è un evento che ha sconvolto tutti. A qualche ora dal suo decesso emergono alcune novità. Il Pontefice non è morto come conseguenza della polmonite bilaterale.
La scomparsa di Papa Francesco, avvenuta questa mattina, ha scosso il mondo intero. Un pontificato intenso, segnato da gesti di apertura, parole coraggiose e un’attenzione costante verso gli ultimi, si è concluso bruscamente con un ictus improvviso alle prime ore del giorno.
Nonostante le cure e l’assistenza ricevuta nella residenza di Casa Santa Marta, a seguito della polmonite bilaterale che aveva colpito il Santo Padre, il quadro clinico si è complicato fino al tragico epilogo per qualcosa che nessuno poteva prevedere.
Il Papa ucciso da un ictus, tutto su questo evento neurologico
Ma cosa significa davvero essere colpiti da un ictus? E perché può essere così devastante? L’ictus è un evento neurologico improvviso causato dalla riduzione o interruzione del flusso di sangue al cervello, che priva le cellule cerebrali dell’ossigeno e delle sostanze nutritive necessarie per vivere. Quando questo accade, le cellule cominciano a morire nel giro di pochi minuti.
Ci sono due principali tipi di ictus: quello ischemico, provocato dall’ostruzione di un’arteria, e quello emorragico, causato dalla rottura di un vaso sanguigno. In entrambi i casi, le conseguenze possono essere gravissime, con danni permanenti alle funzioni motorie, cognitive o vitali.
Nel caso di Papa Francesco, a pesare sono stati età avanzata, patologie pregresse e una storia clinica complessa. A vent’anni aveva subito l’asportazione di parte di un polmone, soffriva di bronchite asmatica cronica e di una polmonite che lo aveva debilitato nei mesi scorsi. Negli ultimi anni aveva inoltre a che fare con una gonalgia, che lo costringeva spesso alla sedia a rotelle. Tutti fattori che aumentano il rischio di sviluppare patologie vascolari, tra cui proprio l’ictus.
La cura dell’ictus dipende innanzitutto dalla rapidità dell’intervento. È fondamentale riconoscere tempestivamente i segnali d’allarme: difficoltà a parlare, paralisi improvvisa di un lato del corpo, perdita di equilibrio, visione offuscata. In ospedale, i pazienti colpiti da ictus ischemico possono essere sottoposti a trombolisi, una terapia farmacologica che scioglie il coagulo responsabile dell’ostruzione.

Nel caso di ictus emorragico, può essere necessario un intervento chirurgico. Ma, oltre all’urgenza, c’è un aspetto fondamentale da non sottovalutare: la riabilitazione, spesso lunga e faticosa, che serve a recuperare le funzioni perse o compromesse.
La prevenzione, però, resta la vera arma. Controllare la pressione arteriosa, seguire una dieta equilibrata, praticare attività fisica regolare, evitare fumo e alcol, e tenere sotto controllo colesterolo e diabete sono accorgimenti essenziali. L’ictus non è imprevedibile come spesso si pensa. Anzi, nella maggior parte dei casi è possibile agire prima che si manifesti.
Senza ombra di dubbio, la morte di Papa Francesco lascia un vuoto profondo. Ma può anche diventare l’occasione per sensibilizzare su un tema medico troppo spesso sottovalutato. Perché la salute del cervello è una responsabilità di tutti, e il tempo – quando si parla di ictus – può davvero fare la differenza tra la vita e la morte.