Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, ha scritto oggi un pezzo dedicato a Papa Francesco, pubblicato sul quotidiano La Verità. Il porportato ha voluto ricordare il pontificato del Santo Padre, precisando che la malattia e la morte di Bergoglio rappresentano la “sintesi e il vertice”. Il Papa “Ha resistito con forza alla infermità che si avvicinava sorniona” ma che non gli ha impedito l’ultima benedizione Urbi et Orbi, che lo stesso Bagnasco definisce come un “A-Dio” al mondo, un simpatico gioco di parole ma che rende ben l’idea. Il cardinale lo definisce anche “testardo” nel descrivere la sua forza ma anche una persona con la “dolcezza della fede” che diventava sempre più “affidamento al Signore”.
Per Bagnasco viviamo in un mondo in cui serve tenerezza “per vivere con fiducia e forza la vita”, visto che il problema non è che tutti prima o poi dobbiamo morire, “ma quanti veramente vivono”. L’arcivescovo di Genova ricorda come oggi più che mai il mondo abbia bisogno di ascoltare il messaggio di Papa Francesco, la cui ragione di vita era la carne di Cristo: “L’uomo ha bisogno di ascoltare sui tetti questo annuncio che dà coraggio e vigore”, precisa il cardinale a La Verità, anche per spiegare la sua “profonda inquietudine esistenziale”.
BAGNASCO: “PAPA FRANCESCO E I SUOI RICHIAMI ALLA POVERTA’…”
Per Bagnasco la Chiesa attuale non va riorganizzata come un’azienda, ma come Cristo può stare nel mondo senza avere paura del giudizio degli altri, è “un atto d’amore”.
L’arcivescovo di Genova ricorda come Papa Francesco sia stato il “ministro dell’amore di Cristo” con i suoi continui richiami alla povertà del mondo, una voce che è risuonata come “dall’alto” e che ha permesso di dare eco alla parola di Gesù, invitando tutti a prendersi cura gli uni degli altri. Bagnasco conclude ricordando che dietro la grande lapide con il nome “Franciscus” continua a risuonare il suo insegnamento, quello di una fede che sia operosa e coraggiosa, un messaggio che continuerà anche dopo la sua morte, portando la personalità di ogni Pontefice ma soprattutto un solo volto e un solo uomo, quello di Gesù.