L’INVITO AI NUNZI E ALLA DIPLOMAZIA DEL VATICANO: PAPA LEONE XIV “PUNTA” SULLA COMUNIONE E LE RELAZIONI
Per creare le relazioni e le condizioni di pace serve la “comunione”: una delle parole più importanti e ripetute da Papa Leone XIV dall’inizio del Pontificato viene rimessa al centro dell’agire della Chiesa davanti al nuovo invito fatto dal Santo Padre ai nunzi apostolici ricevuti questa mattina in udienza in Vaticano. Come del resto ribadito nell’incontro coi Movimenti domenica scorsa, e poi anche con la Segretaria di Stato, il Papa ritiene la testimonianza e l’unità con Cristo il fattore ineliminabile per poter costruire davvero un nuovo mondo di pace.
Davanti alla grande e preziosa missione della Nunziatura, Papa Leone XIV ricorda che il Corpo Diplomatico della Chiesa è il più unito al mondo ma non per “bravura” o speciale “competenza” (o almeno, non solo): «la vostra, la nostra comunione non è solo funzionale, né solo ideale, ma siamo uniti in Cristo e siamo uniti nella Chiesa».

Sebbene lontano dalla perfezione, il personale apostolico della Santa Sede è nel suo messaggio di unità con Cristo che “centra” la propria origine e orienta verso una vera fraternità umana di «pace per tutti i popoli». Il Santo padre ricorda la missione dei primi discepoli, a partire da San Pietro, stimolando i nunzi a divenire sempre più uomini in grado di «costruire relazioni» laddove si fa più fatica, nei teatri di guerra nei luoghi di violenze e soprusi quotidiani.
Nel creare relazioni però non bisogna mai dimenticare il valore evangelico dell’umiltà, unito al realismo petrino: è grazie a Cristo, è grazie alla Sua persona divina, che è possibile creare le condizioni di pace e di dialogo con il prossimo. Occorre dare Cristo, occorre testimoniano nell’unico modo possibile, con l’amore profondo che caratterizza l’agire cristiano reale. Papa Leone XIV conta sui nunzi apostolici perché in ogni angolo del mondo la Chiesa sia sempre pronta «a dare tutto per amore», dalla parte dei poveri e degli ultimi, difendendo la libertà radicale di ogni individuo in quanto figlio unito a Dio, «e non in balia del potere del mondo».
IL DURO AFFONDO DEL PATRIARCA PIZZABALLA DAVANTI AD UNA PACE SEMPRE PIÙ LONTANA
È solo l’amore di Cristo che è possibile donare e comunicare, il massimo comandamento possibile: davanti al dolore delle guerre e le violenze in ogni lato del mondo, solo l’amore può essere segno (e degno) di fede, «Dare Cristo significa dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto». Come invito finale dato dal Papa ai nunzi di tutto il mondo, serve lo slancio di missionarietà e di amore all’unisono, in quanto è attraverso quei diplomatici che il Vaticano può diffondere nel mondo lo strumento di comunione e servizio al fine della dignità umana di ogni individuo.
Appena poche ore prima era stato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, a ribadire come davanti al difficile compito della pace non si possa rimanere “fermi” alle logiche di potere e di diplomazia arida. Intervenendo al convegno sulla pace organizzato dall’Istituto Toniolo e dall’Azione Cattolica a Roma – “Pax e Bonum” – il porporato in arrivo dalla Terra Santa non usa molta diplomazia per destare le istituzioni, sia politiche che religiose, definite «incapaci di intercettare il bisogno di pace per queste popolazioni».

Davanti ad una sempre più effettiva terza guerra mondiale a pezzi – come più volte denunciato da Papa Francesco – il cardinale Pizzaballa indica la strada di premere sui governi democratici affinché possano intervenire nel creare le condizioni fin qui non considerate: non è facile, ma occorre sapere osservare la testimonianza umana (prima ancora che religiosa) di chi spende la propria vita nel comunicare come l’uomo sia creato ad immagine e somiglianza di Dio e sia fratello del prossimo. Ecco è questo slancio verso il “bene comune”, conclude il Patriarca Pizzaballa, che rende possibile anche nei difficilissimi tempi di oggi un principio di umanità e speranza a partire dalla testimonianza della Chiesa nel mondo.