Papa Pio XII ebbe durante il suo pontificato l’onere di attraversare il più buio periodo che l’umanità ricordi, ovvero la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto. Assunse la carica nel 1939, alle porte dello scoppio del conflitto, e per lunghi anni è stato al centro di accesi dibattiti in merito alla sua azione in merito allo sterminio degli ebrei. Ancora oggi il dibattito sul ruolo del Pontefice è aperto e ben lungi dall’essere concluso, mentre una nuova lettera recentemente rinvenuta spiegherebbe alcuni dei retroscena di quel complicato periodo.
La lettera, rintracciata da Giovanni Coco, officiale dell’archivio apostolico Vaticano, è datata 1942 ed era stata inviata dal gesuita tedesco Lothar König al confratello Robert Leiber, segretario personale di Papa Pio XII. Nello scambio, il gesuita informava quello che definisce un amico dei numerosi sacerdoti detenuti nei campi di concentramento, menzionando anche i lager di Auschwitz e di Dachau, fornendo infine una sorta di spiegazione del perché il Pontefice non rese pubbliche quelle informazioni. Fu lo stesso padre König a chiedere apertamente a Leiber, e di conseguenza a Papa Pio XII, di “usare quelle informazioni con la massima cautela, senza dire una sola parola che potesse tradire le fonti”, ovvero la fitta rete di resistenza ai nazisti che si stava riunendo in Germania sotto il circolo di Kreisau e della Rote Kapelle.
Papa Pio XII e lo sterminio degli ebrei
Secondo Coco, la lettera dimostrerebbe che Papa Pio XII riceveva informazioni più o meno dettagliate su quello che stava accadendo in Germania e nell’est Europa agli ebrei, ma che andavano usate con estrema cautela per non rischiare di compromettere la posizione della resistenza tedesca al nazismo. Inoltre, va considerato che in quel periodo storico e nel contesto della grande guerra, era piuttosto difficile e lento ricevere informazioni, specialmente dai territori in cui il nazismo si stava diffondendo, ed ancor più complicato era verificarle.
Di certo nella vicenda di Papa Pio XII e l’Olocausto c’è che nel 1942, nel corso del suo radiomessaggio natalizio, il Pontefice menzionò a grandi linee quanto stava accadendo agli ebrei nell’est Europa, mentre il 29 dicembre dello stesso anno disse al governo britannico che “avrebbe fatto qualsiasi cosa in favore degli ebrei“. Similmente, nel 1943 il console italiano a Odessa riferiva al governo ucraino che Papa Pio XII “avrebbe espresso il desiderio d’influire direttamente sul governo rumeno per arrivare a un trattamento più umano degli ebrei”. Insomma, la lettera e la testimonianza di Coco non saranno certo sufficienti per redimere completamente la figura del Pontefice, così come il dibattito non sarà certamente chiuso ora, ma secondo l’archivista si tratta comunque di un documento importante che potrebbe accendere una flebile luce sulla figura, certamente (e forse erroneamente) controversa del Papa che attraversò la Seconda guerra mondiale.