Nella parrocchia di Vicofaro, alle porte di Pistoia, si è chiusa una delle esperienze di accoglienza più discusse e controverse degli ultimi anni, quella guidata da don Massimo Biancalani – sacerdote noto alla cronaca per le sue posizioni nette sul tema migranti e per un lungo scontro mediatico e politico con il leader della Lega, Matteo Salvini – dopo anni di allarmi, richieste, promesse e contrasti, l’ordinanza del sindaco Alessandro Tomasi ha posto fine a una situazione definita insostenibile sotto il profilo igienico-sanitario e della sicurezza.
La struttura, che si trova all’interno del complesso parrocchiale di Santa Maria Maggiore, ospitava 176 persone in uno spazio pensato per accoglierne al massimo 70 e durante l’ultimo controllo, effettuato da forze dell’ordine, ASL e polizia municipale, è stato riscontrato un ambiente degradato e pericoloso tra pidocchi, pulci, letti accatastati, bombole a gas vicine a impianti elettrici deteriorati, ambienti sovraffollati, biciclette e materiali accumulati senza criterio; i residenti della zona avevano già più volte fatto presente i problemi legati al degrado, parlando anche di episodi di tensione e violenza, di risse e comportamenti problematici, arrivando a definire la convivenza quotidiana come un incubo.
La diocesi di Pistoia aveva tentato di intervenire nei mesi scorsi, proponendo il trasferimento di parte degli ospiti in strutture della zona – tra Prato, Firenze e altri comuni della provincia – ma, secondo quanto riportato dal Comune, i trasferimenti sono stati ostacolati proprio da don Biancalani, che ha continuato ad accogliere persone nonostante l’accordo fosse quello di ridurre la presenza.
La parrocchia, nel frattempo, è diventata luogo di tensione nel quartiere e nelle istituzioni, con accuse reciproche, visite interrotte e un clima di nervosismo che ha portato infine all’ordinanza di sgombero, firmata nei giorni scorsi: venti giorni di tempo per liberare la struttura e riportare il complesso in condizioni minime di sicurezza e salubrità.
Parrocchia di Vicofaro: lo scontro tra don Biancalani e Salvini e il tema dell’accoglienza “ideologica”
Il sacerdote della parrocchia, diventato noto a livello nazionale dopo una foto che lo ritraeva in piscina con alcuni migranti accolti, ha da anni un rapporto piuttosto conflittuale con Matteo Salvini – le polemiche tra i due, iniziate nel 2017, si sono trascinate per anni, tra interviste, post social e denunce – il leader della Lega ha spesso criticato l’approccio del prete pistoiese all’accoglienza, definendolo eccessivamente ideologico e, a suo dire, privo del rispetto delle regole fondamentali.
In una delle sue dichiarazioni, Salvini aveva ribadito l’importanza di accogliere sì, ma nel rispetto delle norme e della sicurezza per tutti, lamentando che nella struttura di Vicofaro fosse ormai venuto meno ogni standard minimo; Don Biancalani, dal canto suo, ha sempre respinto le accuse, spiegando di aver agito in buona fede e per spirito evangelico, motivato dal desiderio di aiutare persone in difficoltà.
Il prete inoltre, ha sostenuto più volte che, in sua assenza, alcuni ospiti del centro avrebbero potuto spaventarsi alla vista della polizia e reagire in maniera sconsiderata, e ha sempre negato di voler impedire i controlli, spiegando che gli episodi riportati non rappresentavano – secondo lui – la realtà della comunità che aveva costruito; le critiche del comitato di quartiere, però, si sono fatte più forti e frequenti tanto che i residenti hanno raccontato di situazioni al limite, di presunti casi sanitari non gestiti correttamente, di sporcizia, cattivi odori, episodi violenti.
Per il momento, la diocesi ha iniziato a spostare una parte degli ospiti verso altre strutture, cercando di contenere l’impatto dello sgombero e di altre tensioni, ma resta il tema più ampio, quello del ruolo delle parrocchie nell’accoglienza, della responsabilità tra fede e legalità, e della necessità di trovare un equilibrio tra quella che viene giustificata come umanità e il diritto imprescindibile alla sicurezza, tra solidarietà e rispetto delle regole, e di quanto sia insidiosa la deriva dell’accoglienza “a tutti i costi”, di cui la vicenda di Vicofaro ne è un triste ed emblematico caso.