Le regole sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese sono state discusse e varate in Parlamento, poi successivamente cambiate sotto consiglio della Cisl. Per l’intera misura il Governo ha stanziato oltre 70 milioni di euro, da destinare a tutto quest’anno.
Tuttavia, il Governo Meloni non sembrerebbe aver rispettato le visioni del sindacato, che inizialmente desiderava replicare il cosiddetto “consiglio di fabbrica“, adottato dalle imprese tedesche già dagli anni Cinquanta.
Partecipazione dei lavoratori all’impresa dopo 80 anni di resistenze
Dopo diversi anni di diatribe, la partecipazione dei lavoratori sembrerebbe esser giunta al termine (o almeno a un primo passaggio iniziale). Non si tratta di un solo cambiamento economico, bensì anche di natura gestionale, organizzativa e di governance. I punti più importanti su cui vale la pena focalizzarsi sono due, di tipo organizzativo e di natura finanziaria ed economica. La partecipazione collettiva dei lavoratori consentirà agli stessi di poter esprimere le loro idee sia in merito all’organizzazione che agli iter produttivi.
Le imprese che hanno un numero di dipendenti inferiore a 35 hanno l’opportunità di bilanciare le opinioni espresse sia dai sindacati che dagli imprenditori stessi.
L’aspetto finanziario ed economico
I dipendenti di un’impresa hanno l’opportunità di ottenere delle azioni e una quota degli utili, seguendo una tassazione specifica. Nel caso specifico, se un’impresa decide di distribuire il 10% dei profitti, allora per i prossimi tre anni ciascun dipendente vedrà tassare il proprio provento al 5%. Per semplificare l’assegnazione delle azioni, il datore di lavoro ha la facoltà di convertire i “premi di risultato” in tali riconoscimenti economici.
Il benefit più importante in questo caso sarebbe la detassazione al 50% e fino a un importo massimo pari a 1.500 € (valido soltanto per l’anno in corso).
Una decisione arbitraria
Ciascuna impresa ha la facoltà di decidere se attuare o meno la partecipazione dei lavoratori (salvo sia previsto dai contratti collettivi). Naturalmente, le imprese devono sottoscrivere un contratto, specificando le condizioni e le modalità da rispettare seguendo lo schema voluto dalla Cisl.