IL 25 APRILE DEI PARTIGIANI CATTOLICI: “LA RESISTENZA NON È SOLO COMUNISTA MA ANCHE CATTOLICA”
La Resistenza cattolica è tutta da riscoprire ed è un buon segnale che per la prima volta nel Dopoguerra, a settant’anni di distanza dalla Liberazione del nazifascismo, una manifestazione dell’Anpi è stata aperta anche ai partigiani cristiani: secondo Mariapia Garavaglia – ex Ministro, vicesindaco di Roma ed esponente Democrazia Cristiana – l’apertura ai partigiani cristiani è stato un «segnale importante». Intervistata da “Avvenire” l’indomani delle polemiche da sinistra contro il Governo e contro la Premier Meloni – perché non si è definita espressamente “antifascista” – la presidente dell’Anpc (Associazione nazionale dei partigiani cristiani) riflette sul significato profondo che è stata la Liberazione dalla dittatura.
«Da troppe parti, troppo a lungo, si è pensato che la Resistenza fosse appannaggio dei soli comunisti», lamenta Garavaglia al quotidiano dei vescovi. La Resistenza fu invece assieme «cattolica, laica e liberale»: anzi, proprio la scelta dei partigiani cattolici di unirsi alle altre formazioni, comprese quelle in maggioranza comuniste, «di seguire la strada della democrazia, dopo il fascismo, ha anche impedito che ci trovassimo come Paese nella “cortina di ferro”».
GARAVAGLIA (ANPC): “RIVALUTARE MATTEI, IL VERO CAPO DEI PARTIGIANI CRISTIANI”
Come nota ancora Garavaglia, la ritrosia nel tempo contro la Resistenza cattolica è stata probabilmente determinata, oltre al tentativo della sinistra di “appropriarsi” del 25 aprile, dal «pudore di aver impugnato le armi»: «Basta ricordare quanto disse Tina Anselmi: “Ringrazio il Signore di non aver dovuto sparare, ma sarei stata pronta a farlo”». L’Anpc è scesa in piazza assieme all’Anpi nel lungo corteo di Milano, un unicum che avviene 78 anni dopo i fatti della Liberazione: «In tanti mi stanno contattando, da Bologna fino alla Sicilia. Chiedono di aprire sezioni locali, vogliono tornare a partecipare e a dire la loro. Il mio circolo a Porta Romana può contare su tanti ragazzi che hanno voglia di conoscere e di impegnarsi per questo Paese. Ripeto: le sensibilità sono diverse e anche dal palco in piazza Duomo due giorni fa si è tentato per la prima volta di mostrare il pluralismo dell’Italia che resiste. Era la festa di tutti gli italiani e penso che questo messaggio abbia raggiunto tutta l’opinione pubblica».
Secondo Mariapia Garavaglia il segnale di apertura di una “pluralità” di Resistenze non può certo fermarsi a questi piccoli passi: occorre fare molto di più rivalutando attentamente figure che hanno segnato la storia del nostro Paese ma che spesso non vengono affatto considerate. «Prenda il caso di Enrico Mattei, spesso evocato a sproposito anche dall’attuale esecutivo. Era il capo dei partigiani cristiani, un simbolo di lotta e di amore per questo Paese», sottolinea l’ex Ministro che considera centrale la figura del fondatore di Eni, «va rivalutata ancora di più oggi, al pari di tanti sacerdoti e cristiani che hanno dato la vita durante la Seconda Guerra mondiale. Personaggi come don Giovanni Minzoni e don Giovanni Barbareschi devono essere un patrimonio di tutti».