Il presunto piano di un Partito Islamico in Italia, le inquietanti modalità di "influenza" sulla politica italiana e la replica del vicepremier Salvini
COS’È QUESTA STORIA DEL PRESUNTO PIANO SEGRETO SUL PARTITO ISLAMICO IN ITALIA ENTRO IL 2050
«Saremo il 10% della popolazione italiana entro il 2050, nessuno potrà fermarci»: le parole dell’attivista e divulgatore musulmano Ibrahim Youssef stanno generando non poche polemiche dopo le rivelazioni fatte ieri da “Il Giornale” nel retroscena sul possibile Partito Islamico da lanciare nei prossimi vent’anni e provando a raggiungere più di 5 milioni di cittadini con diritto di voto, in modo da influenzare e divenire protagonisti della politica italiana.
Nasce tutto da un podcast (“Strong Beliver”, qui sotto il video integrale su YouTube) dove – come riporta il quotidiano diretto da Tommaso Cerno – il divulgatore islamico fa un parallelo con quanto avvenuto a New York con il neo sindaco Mamdani e quanto potrebbe avvenire in Italia nei prossimi anni: «se votiamo i nostri controlleremo la politica», prendendo a spunto con quanto è avvenuto da altre parti con la comunità ebraica, Il calcolo viene fatto anche in termini numerici, con Youssef che sottolinea nel suo ragionamento come le proiezioni sulla cittadinanza italiana vedranno nel 2050 un quasi 10% di italiani musulmani. Ebbene, chiarisce, «la comunità musulmana avrà un impatto enorme dal punto di vista politico».

Se infatti tutti in blocco dovessero votare alle urne, partiti con la Lega o Fratelli d’Italia «non si permetterebbero di andare contro la comunità islamica», avverte l’attivista che pare trasmettere l’idea di una “sottomissione” in toni gentili e pacati. A Roma esiste già un partito islamico, si chiama Muro27, e viene visto dall’attivista musulmano come una cabina di prova del più grande piano a lungo termine verso una lista nazionale.: «finché continueremo a snobbare la politica» non potranno incidere, «Bisogna far sì che quando un musulmano entra in politica, noi lo appoggiamo», conclude Ibrahim Youssef.
LA REPLICA DEL VICEPREMIER SALVINI AL “PIANO ISLAMICO” SVELATO DAL GIORNALE
Ora, da qui a ritenere che vi sia in pianta stabile un progetto nascosto per un Partito Islamico che possa ingranare anno dopo anno, voto dopo voto, una lista nazionale in grado di vincere le Elezioni resta piuttosto complicato: di sicuro le parole dell’attivista servono a riflettere su quanto possa incidere la trasmissione di cultura e valori di una popolazione, come quella italiana, che per storia e tradizioni è ben delineata (e lontana da pratiche come la sharia o peggio ancora il jihad islamico).
In tal senso l’ultima proposta della Lega per stringere sulla concessione della cittadinanza italiana va proprio in questo orizzonte di problematiche, specie vedendo un possibile legame concreto tra la comunità islamica e alcune amministrazioni comunali dirette da Pd e Centrosinistra: «ci mancava un partito islamico, altro che integrazione», lamenta il vicepremier Matteo Salvini intervenendo dopo il retroscena svelato dal “Giornale”.

L’intento della Lega è quello di produrre uno stop netto ad ogni permesso per costruire moschee e centri islamici: non tout court, ma fino a che «le sigle musulmane non firmeranno un accordo specifico con lo Stato Italiano in cui si impegnano a rispettare tradizioni e nostre leggi».
Davanti agli obiettivi fissati dal sedicente divulgatore nel podcast divenuto pietra dello scandalo – ovvero il fatto che la cultura musulmana debba seguire l’esempio di quella arcobaleno LGBTQ («dopo esser stati discriminati hanno avuto lungimiranza politica e cultura che ha permesso per loro battaglie un tempo irrealizzabili») – l’interno del Centrodestra è quello di porre un freno, fino almeno a quando anche la religione islamica converrà con lo Stato una tipologia di accordi che la Chiesa Cattolica intrattiene da decenni ormai (con l’articolo 7 della Costituzione, ndr).
