La cronaca del tragico e appassionante percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l’Everest, nel 1993. Come donna indigena, non istruita e buddista, in un regno indù, il sogno di Pasang di scalare la leggendaria montagna la mette contro la famiglia, gli alpinisti stranieri, il suo governo e la natura stessa. Questa storica impresa, che coinvolgerà un intero Paese e darà a una nuova generazione il coraggio di credere nelle proprie possibilità, è raccontata nel documentario Pasang: all’ombra dell’Everest diretto da Nancy Svendsen a cui è stato assegnato il Premio Mario Bello 2023 del Centro di cinematografia e cineteca del Club alpino italiano.
Pasang: all’ombra dell’Everest ripercorre la storia e la tenacia di una donna che ha tracciato un solco nel suo Paese. Il lato più interessante del documentario di Nancy Svendsen è il suo accendere i riflettori su un’impresa avvenuta in una società dominata da patriarcato, offrendo un panorama decisamente più ampio rispetto ai classici documentari sulle imprese alpinistiche. Madre di tre figli, Pasang ha rappresentato il riscatto dell’intera comunità femminile del suo Paese, alle prese con le rigide leggi religiose buddiste che non prevedevano alcun ruolo di rilievo per le donne.
Non è un caso che oggi Pasang rappresenti un personaggio mitico in Nepal: dopo di lei altre 65 donne hanno conquistato la cima della montagna più alta del mondo e il 22 aprile di ogni anno se ne festeggia il giorno della memoria. Un’opera da non perdere e che ci ricorda quanto le motivazioni possano fare la differenza per abbattare qualsivoglia ostacolo.
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