“Cristo è risorto! È veramente risorto!”. Se l’annuncio pasquale fosse una notizia, oggi la dimenticheremmo nel giro di pochi giorni, soprattutto perché è una notizia che i media non amano rammentare. Perché i media amano le notizie che più che di realtà mettono sete di altre notizie, come se lo scopo della vita fosse solo quello di essere solleticati ogni giorno da una telenovela senza fine.
Ma che Cristo sia veramente risorto non vuol dire solo che la notizia corrisponde a dei fatti accaduti, bensì che la novità coincide con la realtà di questo annuncio, una realtà che permane, una novità che permane reale, cioè presente.
E questo cambia tutto. La novità non è più da intrattenere, cioè da creare noi, da rifare noi: la novità è la realtà stessa della Risurrezione, la novità è la presenza del Risorto, la novità è la vita di Cristo, è il Corpo glorioso di Cristo.
Cosa ci è chiesto per partecipare di questa novità? Non basta rinnovarne l’informazione. Non basta aggiungere episodi alla telenovela. Non basta soprattutto pretendere che dipenda da noi rinnovare questa novità. Cosa ci è chiesto allora?
Di per sé, nulla. Non ci è chiesto nulla che aggiunga la minima cosa alla novità del Risorto. Cos’è allora che accoglie una realtà senza aggiungerle nulla, anzi, permettendole di essere totalmente se stessa, e quindi totalmente nuova? Riconoscerla! Alzare lo sguardo, aprire gli occhi a una luce che già risplende, aprire le orecchie ad una voce che già risuona, toccare un Corpo ferito che già è vivo e presente. Tutta la novità del cristianesimo, tutta la novità pasquale si compie nel riconoscimento del Risorto.
Ma è proprio in questo che è dato all’uomo di scoprire la sua più sublime dignità, e quindi il valore più profondo della sua esistenza. Cristo risorto è già tutto, non ha bisogno di nulla per essere il Signore del cosmo e della storia che ha vinto il peccato e la morte, per vincere tutto il male del mondo umano, anche quello che ogni giorno sta davanti ai nostri occhi o dentro le nostre esistenze, nella storia dei popoli come dentro il nostro cuore e la nostra coscienza.
Ma a Cristo questo tutto che Egli è in sé, non basta. Per Lui il tutto della Pasqua non è risorgere dai morti e vivere glorioso ma che noi lo riconosciamo, cioè che tutta la novità che Egli è diventi novità in noi, fra noi, nel mondo. Il compimento del compimento della Pasqua è Cristo risorto riconosciuto dalla fede, abbracciato da un amore grato dal quale irradia una speranza luminosa su tutta la storia. La dignità dell’uomo è che Dio arde dal desiderio del suo riconoscimento.
Allora capiamo che la novità della Pasqua è che avvenga per ognuno di noi questo incontro che fa bene a tutti, che cambia il mondo, che interessa e salva l’umanità intera, perché l’incontro con Lui ci riempie di un respiro più grande della nostra vita. La responsabilità di annunciare la Risurrezione non è un dovere, ma la semplice risonanza dalla nostra esistenza della realtà di Cristo vivo.
Anche una foglia secca annuncia la potenza del vento lasciandosi semplicemente coinvolgere dal suo soffio. Il soffio ardente dello Spirito Santo, infatti, ha scelto un gruppetto di discepoli impauriti e incapaci per spingerli a portare Cristo Risorto fino agli estremi confini del mondo e della storia, del nostro mondo e della nostra storia.
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