I fedeli cristiani della Living Word Church hanno dato vita a un’accesa protesta fuori dalla scuola elementare Norwood, nell’Hampshire, dopo la scelta della preside Stephanie Mander di annullare l’annuale parata del cappello pasquale e la funzione religiosa: una presa di posizione giustificata con il bisogno di creare un ambiente “più inclusivo” per tutte le fedi, ma che ha provocato una forte polemica tra i genitori e la comunità locale.
I manifestanti, circa una cinquantina, hanno sventolato bandiere inglesi con scritte provocatorie come “Gesù: la via, la verità, la vita”, trasformando quello che doveva essere un banale annuncio scolastico in un caso nazionale, che rimarca il delicato equilibrio tra multiculturalismo e identità cristiana nel Regno Unito.
La controversia nasce da un paradosso tipico dei tempi moderni: se la scuola assicura che la Pasqua verrà comunque celebrata in classe con attività didattiche, la rimozione dei suoi aspetti pubblici e comunitari viene interpretata come un’umiliazione per la maggioranza dei fedeli. Come afferma il sociologo delle religioni David Robertson, “quando una tradizione secolare viene sacrificata sull’altare del politicamente corretto, non si promuove l’inclusione, si genera solo risentimento”.
Su questo tema, i dati del censimento 2021 mostrano che il 46,2% della popolazione inglese si identifica ancora come cristiana, contro il 6,5% di altre religioni e il 37,2% di non religiosi. Numeri che rendono quantomeno opinabile la scelta di marginalizzare proprio la festività più sentita dell’intero calendario cristiano.
Protesta dei cristiani e Pasqua negata: quando l’inclusività diventa censura
Il caso della Norwood Primary School segnala una tendenza preoccupante: solo lo scorso anno, tredici scuole nel Kent avevano sostituito i termini “Pasqua” con “Festival di Primavera”, generando polemiche simili.
La storica delle tradizioni popolari Eleanor Parker ha dichiarato a tal proposito: “La Pasqua inglese affonda le radici nel Medioevo, con le processioni che risalgono almeno al XIII secolo. Cancellarla significa recidere un filo che ci lega alla nostra storia”.
Ma la preside Mander insiste nel difendere la sua decisione, affermando di voler “proteggere” i bambini non cristiani da possibili disagi e imbarazzi; una posizione drastica che minimizza però un dato inequivocabile: secondo un sondaggio YouGov, il 68% dei musulmani britannici non è contrario alle celebrazioni pasquali nelle scuole.
“Il vero problema non è la sensibilità delle minoranze”, commenta il reverendo James Jones, “ma l’eccesso di zelo di una burocrazia scolastica che vuole anticipare conflitti inesistenti”.
Mentre la polemica continua, gli alunni della Norwood si ritrovano al centro dell’ennesima lotta ideologica che va ben oltre i cappellini decorati e le uova di cioccolato, e quella che sarebbe dovuta essere una festa di sacralità e rinascita della comunità è mutata in una battaglia sull’identità nazionale, dimenticando un principio essenziale: l’inclusività e il rispetto non nascono dall’abolizione delle differenze, ma dalla capacità di farle convivere pacificamente, celebrandole insieme.