Se metti una pistola sul tavolo, e fai sapere che è carica, significa che sei pronto ad usarla. Devi state attento, però, che la minaccia non ti si ritorca contro. Tutto dipende da quanti colpi hai nel caricatore. Si può riassumere così la vicenda dello ius scholae, la pistola carica calata da Forza Italia sul tavolo della politica italiana.
Attenzione alla sequenza dei fatti: la proposta di legge di Forza Italia per concedere la cittadinanza dopo dieci anni di frequentazione con profitto della scuola italiana è stata depositata sia alla Camera che al Senato nell’ottobre scorso, ma non ha mosso un passo.
Ora è il portavoce azzurro Raffaele Nervi ad averla rilanciata: “Se il Pd la calendarizza, noi la votiamo”. L’effetto è stato quello di una bomba, entrambi gli schieramenti sono stati presi alla sprovvista. Sul versante della coalizione di governo prima la Lega, poi Fratelli d’Italia hanno chiuso la strada a qualunque intesa. Eppure Tajani ha insistito: “Chiunque vuole votare la nostra proposta la voti”.
Perché insistere? Evidentemente per aprire un varco, dei canali di dialogo oggi ermeticamente sigillati. L’operazione sembra riuscita, visto che suscita interesse praticamente in tutte le componenti dell’opposizione, seppure in grado differente.
I più decisi sembrano Conte e Calenda, mentre Avs e +Europa attendono gli azzurri alla prova dei fatti, poco convinti che Tajani e i suoi facciano sul serio. Renzi, addirittura, canzona il ministro degli Esteri, accusandolo di aver così tanta paura della Meloni da non mettere mai in pratica quel che annuncia, ricordando che lo ius scholae venne lanciato nell’agosto scorso al Meeting di Rimini.
Nel mezzo, al solito, il Pd, con la Schlein che tace e i suoi che si dividono fra chi vuole andare a vedere le carte di Forza Italia, e chi non si fida, spiegando che le proposte della sinistra sono molto più aperte. Linea prevalente, alla fine, è l’opportunità di approfondire, capire cosa c’è dietro questo rilancio.
La realtà è presto detta: se gli azzurri votassero con una opposizione compatta, i numeri per far passare lo ius scholae ci sarebbero in entrambi i rami del parlamento, ma a quel punto la maggioranza non ci sarebbe più, sarebbe l’anticamera di una crisi di governo. È quello che vuole Tajani? Ha altri colpi nella sua pistola, o ha solo quello del voto sulla cittadinanza?
Tutto sommato poco importa. Anche senza sparare il colpo, la proposta contiene virtualmente lo scenario di una maggioranza alternativa (lo avevamo già scritto nell’agosto scorso). Proprio quella che piacerebbe agli eredi Berlusconi. Certo, con l’handicap dell’ambiguo Movimento 5 Stelle: anti-riarmo sulla guerra in Ucraina, giustizialista, il partito di Conte sa però essere opportunista ed europeista quando serve. Ma resta il fatto che Piersilvio e Marina non hanno mai fatto mistero del proprio orientamento europeista e progressista, e sono poco convinti di una linea politica troppo schiacciata sulla premier.
Forte della lunga esperienza parlamentare, il quarto leader del centrodestra, Maurizio Lupi, avverte: “Le forzature non servono, sono controproducenti e rischiano solo di rompere l’unità della coalizione”. Gli azzurri sono avvertiti, Fratelli d’Italia e Lega non sono disposti a discutere, sventolando il fallimento del referendum di venti giorni fa sul dimezzamento del tempo per ottenere la cittadinanza come la prova che la legge va bene così com’è alla maggioranza degli italiani. Certo, i leghisti sono più nervosi, i meloniani meno, ma la tensione nella maggioranza ha raggiunto in un lampo il livello di guardia.
Ora la palla è nel campo di Tajani, che non può dire di non essere stato avvisato. Per il momento tiene il punto, ma è cauto sui tempi. Dice che sarà il suo partito a chiedere la discussione del progetto di legge, sottolineando che non è negoziabile, cioè che i 10 anni non si toccano, come invece vorrebbe la sinistra.
In più il ministro degli Esteri aggiunge che in parlamento oggi c’è un ingorgo, con sette decreti-legge e la riforma costituzionale della separazione delle carriere. Poi, subito dopo l’estate, si aprirà la sessione di bilancio. Come dire che c’è tempo, che la pistola dello ius scholae rimane sul tavolo, ma nell’immediato non verrà usata.
Se la mossa aveva come scopo di mostrare quanto sia indispensabile Forza Italia nell’ambito del centrodestra, alla fine potrebbe avere un effetto contrario a quello auspicato dai vertici azzurri. Potrebbe far aumentare la diffidenza degli alleati, a cominciare dalla premier, che sul punto ancora non ha fatto sentire la sua voce.
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