Marco Rubio, il segretario di Stato USA, da una parte. Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, dall’altra. Il dialogo tra Washington e Mosca per porre fine alla guerra in Ucraina è cominciato con un incontro delle rispettive delegazioni a Riyad. Decideranno loro cosa fare di Kiev: probabile che entri nella UE, ma assolutamente non nella NATO, e che debba pagare salatissimi gli aiuti USA per il conflitto.
La linea, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, la detteranno comunque Trump e Putin; Zelensky e l’Europa arriveranno solo per firmare. USA e Russia vogliono anche tornare a fare affari insieme, il resto non interessa molto. Parleranno pure di Cina e Iran. In entrambi i casi, con i russi che si propongono come “facilitatori” nella soluzione dei problemi americani.
Il primo incontro a Riyad conferma le intenzioni di Russia e USA? Per l’Ucraina decideranno loro?
Gestiranno tutto tra di loro. E credo che gli americani saranno disponibili a venire incontro alle richieste russe: pare che si sia parlato anche di elezioni in Ucraina, quelle che Zelensky ha accuratamente evitato. E siccome tutti ritengono che, se si terranno le votazioni, l’attuale presidente le perderà, vuol dire che Washington e Mosca sono d’accordo nel togliersi di torno Zelensky. Il quale, tra l’altro, ha appena dichiarato che Trump intende compiacere Putin e che l’Ucraina non farà concessioni in relazione ai suoi territori. Manca di realismo: la guerra la sta perdendo; più tardi negozia, più territori perderà.
Non ci sono resoconti ufficiali sui colloqui. Lavrov, tuttavia, ha precisato che per la pace non ci devono essere truppe di interposizione NATO. Gli europei lo avranno capito?
È la dimostrazione che il dibattito in cui si sono impegnati gli europei non serve a nulla. Si sono interrogati se mandare o meno dei soldati, anche se tutti hanno paura di doversi confrontare con i russi e di portare a casa dei cadaveri che non sanno come giustificare all’opinione pubblica.
Il dialogo USA-Russia, a quanto pare, non riguarderà solo l’Ucraina. Quali altri temi ci sono sul tavolo?
Rubio ha parlato anche di questioni economiche. Trump ha detto che vorrebbe rivedere la Russia nel G8, e questo significa che è disposto a togliere le sanzioni.
Ufficialmente si sa soltanto che i due Paesi indicheranno team di alto livello per proseguire il negoziato. Però Maria Zakharova, portavoce del Cremlino, ha detto che la Russia non è contraria all’Ucraina nella UE. Una prima concessione?
Un’Ucraina che entra nella UE vuol dire che Bruxelles se la dovrà ricostruire, e molti Paesi europei, per aiutare Kiev, imporranno di riprendere il passaggio del gas russo sul suo territorio. La Russia, d’altra parte, ha sempre detto che è ancora disposta a vendere gas all’Europa. E il transito sarebbe molto facilitato dall’adesione, un domani, dell’Ucraina all’Unione Europea.
I gasdotti ci sono, e gli americani potrebbero non opporsi più di tanto. D’altronde, la gran parte dei governi europei che hanno rotto i rapporti con Mosca, se si votasse, perderebbero a favore delle opposizioni: non è difficile ipotizzare che domani la Russia possa tornare a fornirci gas, speriamo ancora a buon mercato.
I russi, però, hanno detto che non solo la NATO non deve far entrare l’Ucraina, ma deve rimangiarsi la promessa fatta nel 2008 che prima o poi sarebbe entrata: Kiev deve dire addio all’Alleanza atlantica?
La NATO ha “dichiarato guerra” alla Russia col summit di Bucarest del 2008, in cui annunciò che avrebbe accolto nell’Alleanza Georgia e Ucraina. Poi questa dichiarazione abbiamo fatto finta di non averla fatta, continuando a pompare gas russo. Avremmo dovuto prepararci alla guerra, conseguenza diretta di quell’annuncio, perché Putin disse chiaramente che l’ampliamento a est della NATO era una minaccia alla sicurezza russa, ma non lo abbiamo fatto. Oggi dobbiamo rimangiarci tutto: come europei e occidentali siamo indeboliti dal conflitto, e non abbiamo più niente da dare all’Ucraina.
Russi e americani devono sistemare alcune questioni economiche. Kirill Dimitriev, capo del Fondo russo per gli investimenti, ha detto che le imprese americane hanno perso 300 miliardi di dollari abbandonando il mercato russo. Una perdita a cui gli USA vogliono rimediare?
Sul fatto che gli americani questa guerra l’abbiano concepita e voluta già 15 anni fa, quando hanno messo a punto un progetto per sottrarre l’Ucraina all’influenza russa e colpire l’Europa, non ho mai avuto dubbi. L’ho scritto nel mio libro L’ultima guerra contro l’Europa (Il Cerchio, 2023). L’obiettivo era colpire noi europei; lo dimostra il fatto che oggi siamo in ginocchio economicamente.
Ci resterà in eredità il compito di garantire la sicurezza dell’Ucraina, ma senza assicurazioni di un intervento americano se la situazione con i russi dovesse precipitare. Gli USA hanno già una bella lista di intese che sono, visto che Trump è un uomo d’affari, principalmente di taglio economico-commerciale; per questo mi aspetto che tolgano le sanzioni o che prendano un impegno per toglierle.
Togliere le sanzioni cosa comporterebbe?
Uno scongelamento dei beni russi negli USA e in Occidente e il mercato russo riaperto alle merci americane. Noi italiani ed europei, invece, continueremo ad applicare sanzioni alla Russia, con le quali già ci siamo fatti del male. Così rischiamo che gli USA occupino quote di mercato russo dopo che ci hanno portato al braccio di ferro con Mosca.
Intanto il vicepresidente USA Vance ci ha anche spiegato cosa vuol dire democrazia. Gli Stati Uniti l’Europa non la considerano proprio?
Vance dice che stiamo tradendo i nostri valori democratici, e mi pare che abbia anche delle ragioni; poi va a incontrare Alice Weidel dell’AfD. Un’America a guida sovranista vorrebbe un sovranismo dominante nei Paesi europei, ma siccome il sovranismo è per forza nazionale e non può essere europeo, tanti Paesi che hanno un approccio di questo tipo sono molto più facilmente gestibili dagli Stati Uniti rispetto a nazioni che cercano di compattare un continente. Americani e russi non ci filano neanche di striscio.
Hanno un piano che va oltre l’Ucraina?
Putin sarà strategico nell’avvicinare la Cina all’America, per creare le basi di un nuovo accordo sul nucleare che dia garanzie militari all’Iran. Teheran rinuncerà all’atomica e la Russia garantirà il suo supporto nucleare in caso di attacco all’Iran. Ci sarà anche una ripresa del dialogo con Kim Jong-un in Corea del Nord. USA e Russia si mettono al tavolo, tirano fuori i problemi e se li risolvono alle spalle del mondo.
Cosa ci dice ciò che sappiamo ad oggi di USA e Ucraina sulle riparazioni di guerra?
È la dimostrazione che l’Ucraina ha perso il conflitto. L’Ucraina dovrà cedere agli Stati Uniti una fetta importante delle sue risorse minerarie, probabilmente a vita, per pagare le spese di guerra. Parliamo del 50% delle entrate provenienti dall’estrazione delle risorse e il 50% del valore finanziario di tutte le nuove licenze estrattive rilasciate a terzi, con una clausola di pagamento anticipato. Per tutte le licenze future, gli Stati Uniti avranno un diritto di prelazione per l’acquisto di minerali esportabili. Se l’accordo fosse accettato, scrive il Telegraph, le richieste di Trump equivarrebbero a una quota di Pil ucraino superiore alle riparazioni di guerra imposte alla Germania nel Trattato di Versailles.
La promessa di Rubio che la UE verrà coinvolta nelle trattative, quindi, che valore ha?
Quando russi e americani si saranno accordati su tutto, anche Zelensky, o chi per lui, sarà lì pronto a firmare. E ci sarà pure l’Europa. Ma il negoziato non lo faranno gli europei.
Washington concederà a Mosca quello che vuole?
Penso di sì. Agli americani non interessa che, per esempio, la regione di Dnipropetrovsk sia in parte occupata dai russi oppure no. La parte di territorio che andrà sotto il controllo russo conterrà una parte importante delle risorse dell’Ucraina. L’altra metà verrà gestita comunque dagli americani, che avranno il controllo dell’economia: per loro quello che conta sono le risorse.
(Paolo Rossetti)
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