Pay Tv, abbonamento pirata: denunciati 223 clienti/ Rischiano 8 anni di carcere
Pay Tv, abbonamento pirata: per la prima volta sono stati denunciati gli utilizzatori della pay tv illegale. Ecco cosa rischiano

Rischiano grosso tutti coloro che hanno usufruito negli scorsi mesi illegalmente di un abbonamento alle pay tv. La Guardia di finanza ha infatti denunciato ben 223 individui, e si tratta della prima volta che questo accade. Fino a poco tempo fa, infatti, veniva arrestato di fatto solo coloro che emetteva le frequenze in maniera illecita, mentre coloro che ne usufruivano venivano sollevati da ogni responsabilità. Ora la musica è cambiata e il nucleo speciale beni e servizi delle Fiamme Gialle, ha deciso di far scattare la denuncia. La legge sul diritto d’autore prevede che vengano confiscati gli strumenti utilizzati, di conseguenza, nel caso in cui venisse condannato qualcuno dei 223 di cui sopra, questi vedrà confiscati il televisore, il computer o lo smartphone, utilizzati appunto per vedere illegalmente serie tv, film ed eventi sportivi via pay tv. Inoltre, c’è il rischio di una reclusione fino ad otto anni di carcere, e una salatissima multa fino a 25 mila euro.
PAY TV, SCATTANO LE DENUNCE: A SETTEMBRE LA RETATA IN CAMPANIA
Stando alle indagini attualmente in corso, esisterebbe una complessa organizzazione composta da decine di cosiddetti reseller, ovvero, coloro che rivendono le frequenze illegali, e centinaia di clienti, che pagando un abbonamento annuale possono godere dei servizi di Sky, Dazn, Netflix, Mediaset Premium e via discorrendo, alimentando con questa pratica il circuito criminale. Sottoscrivendo un abbonamento con questi personaggi, ci si trova costretti a condividere dati sensibili, come quelli anagrafici e bancari, con personaggi non proprio raccomandabili, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire. Le denunce scattate in queste ore rientrano nell’attività portata avanti dalle forze dell’ordine in collaborazione con la Fapav, la Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, ed ha come obiettivo quello di tutelare la proprietà intellettuale e il diritto d’autore. Lo scorso mese di settembre erano scattati diversi arresti in Campania dopo che era stato scoperto un covo dove era stato installato un cosiddetto pezzotto, ovvero, una serie di decoder pay tv tutti collegati fra loro tramite una sofisticata architettura, che permetteva appunto di smistare il segnale in tutta Italia.
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