Il Pd non vuole consentire ai dipendenti di entrare a far parte dei Cda delle aziende in cui lavorano: i dem, infatti, intendono votare contro la legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl e sostenuta dal governo. A svelare il retroscena è La Verità, in vista della discussione alla Camera prevista tra qualche giorno. Stando al relatore della legge, Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, nel Pd non c’è compattezza, tanto che alla fine i dem voteranno contro. Dunque, dovrebbe spuntarla la linea della segretaria Elly Schlein, che non intende lasciare margini alla Cgil di Maurizio Landini.
Solo qualche ora fa i metalmeccanici delle tre grandi sigle sindacali hanno manifestato a Bruxelles chiedendo una revisione del green deal e insistendo sula necessità di avere sistemi più democratici per quanto riguarda la gestione delle imprese, come il coinvolgimento attivo dei lavoratori. Una linea che dovrebbe essere condivisa dalla sinistra, ma in Italia i dem si muovono diversamente.
La proposta di legge prevede diverse modalità di partecipazione dei lavoratori nella gestione dell’azienda, ma il Pd vorrebbe affossarla. Pare che ci sia una parte massimalista, che è quella che fa capo a Schlein e corrisponde alla maggioranza, che coltiva il timore di perdere spazio a sinistra, quindi segue la linea della Cgil di Landini, che è contrario a questa legge. La parte minoritaria, che rappresenta l’anima riformista del Partito Democratico, non condivide la contrarietà, ma subisce le scelte. Per Maria Cecilia Guerra, che è la responsabile Lavoro del Pd, questa legge sarebbe stata depotenziata.
DDL PARTECIPAZIONE LAVORATORI, MALAGOLA (FDI): “PD DIVISO”
Invece, il deputato Malagola a La Verità segnala che sono stati apportati dei correttivi che non hanno intaccato l’impianto della legge. Ad esempio, non viene introdotto alcun principio coercitivo, prevale la discrezionalità delle aziende e c’è l’esclusione delle partecipate pubbliche. Il timore del deputato di FdI è che Cgil e Pd siano contrari perché questa norma è basata su un “principio rivoluzionario” che in modo del tutto inedito coinvolge i lavoratori e gli stessi sindacati nelle strategie delle aziende.
L’ipotesi di Malagola è legata alla consapevolezza che, responsabilizzando le parti, si toglie margine al conflitto su cui evidentemente alcune sigle fanno leva. Se le ragioni della contrarietà della Cgil appaiono chiaramente, lo stesso non si può dire del Pd.
Dal canto suo, Malagola spinge sulla legge, perché è anche un’occasione per consentire alla partecipazione dei dipendenti di favorire la crescita di produttività e salari, che sono i problemi dell’economia e dell’industria del nostro Paese. Il relatore della norma auspica un cambio di rotta del Pd, dove al momento ci sono divisioni su altri temi delicati. Comunque, Malagola respinge l’accusa di una norma annacquata dal governo: “Mi sembra un modo per nascondere le loro difficoltà“.