PD È “PSICODRAMMA DEMOCRATICO”: BUFERA SU SCHLEIN PER IL VOTO UE SUL RIARMO
Si scrive Pd ma dopo le ultime 48 ore si potrebbe tranquillamente leggere come “Psicodramma Democratico”: è autentica bufera contro la Segreteria di Elly Schlein dopo il voto in Parlamento Europeo sulla risoluzione che contiene il piano di Riarmo dell’Unione Europea della Presidente Von der Leyen. Dopo aver pubblicamente criticato il piano presentato dalla Commissione Europea, invocando la distinzione tra “difesa comune” e “riarmo UE”, la leader dem si era già inimicata parte della minoranza riformista-cattolica che sul tema della guerra in Ucraina da mesi non trova sponde nella Segreteria a guida Schlein.
Dopo aver rappresentato una voce “isolata” all’interno del partito europeo dei Socialisti & Democratici, la deputata e Segretaria è dovuta tornare sui propri passi per il rischio di un ancor più plastica spaccatura che sarebbe potuta avvenire oggi con il voto del Parlamento UE sul “Libro Bianco della Difesa” che contiene diversi passanti del piano ReArm EU, in particolare modo l’articolo che esclude il passaggio del normale iter di legge europea per il riarmo europeo, come già successo a suo tempo con il Next Generation EU durante la pandemia Covid. Per provare a salvare “capra e cavoli”, Schlein aveva accettato la proposta di Zingaretti (capodelegaizone Pd tra gli eurodeputati dem) di invitare a votare “astensione” per limitare i danni.
Ebbene, i risultati del voto in Aula hanno invece confermato la spaccatura con esattamente mezza delegazione del Partito Democratico che ha votato in aperto dissenso contro la Segretaria: 11 astensioni, 10 Sì al piano ReArm (e dunque contro la proposta in extremis trovata da Zingaretti e Schlein). Oltre dunque a spaccare il gruppo di S&D, la “buriana” in casa Pd acuisce la distanza ora decisamente ampia tra maggioranza e minoranza dem, tra area progressista e quella riformista a capo di Guerini e Delrio: se si aggiunge una freddezza inusuale della Segretaria davanti agli insulti presi dalla vicepresidente del Parlamento Europeo, la dem Pina Picierno (da tempo molto critica sulla gestione Schlein) in un dibattito tv con un rappresentante filo-russo, la polveriera al Nazareno è presto che spiegata.
Detto ciò non bisogna troppo sorprendersi del voto in Eurocamera dato che già da giorni una grossa rappresentanza del “gotha” dem – come tutti gli ex Premier dem Prodi, Letta e Gentiloni – si era espressa a favore del piano di Von der Leyen, sconfessando per l’appunto la Segretaria in carica del Partito Democratico: è invece piuttosto scarna la reazione a caldo che Elly Schlein ha rilasciato all’ANSA in merito alla votazione non esattamente positiva per la sua “mozione”, «All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd». Il problema è che questa “posizione” è tutt’altro che univoca e unitaria, come dimostra la lista di “ribelli” che si sono opposti all’astensione proposta da Schlein contro la risoluzione sulla difesa-riarmo UE.
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10 “ribelli”, 11 “lealisti”, di cui però va segnalato il voto sbagliato di Lucia Annunziata (fonte Christian Rocca su X, ndr) e soprattutto 3 di questi indipendenti non direttamente membri del Partito Democratico: assomiglia molto più ad una spaccatura netta che ad una “posizione unitaria” come vorrebbe farla passare Schlein nel suo freddo comunicato finale di ulteriore critica al ReArm, seguendo così le intemerate anti-Von der Leyen dell’alleato-rivale a sinistra, Giuseppe Conte.
Dei 21 parlamentari europei presenti stamattina a Strasburgo per la votazione sul piano di riarmo, 11 appunto si sono astenuti seguendo le indicazioni della Segreteria Centrale del partito, 10 invece di area riformista (ma non solo) hanno votato a favore della Commissione Europea, seguendo le indicazioni del gruppo S&D di cui il Pd fa parte. Secondo i verbali del Parlamento Europeo, a votare pienamente a favore del ReArm in casa Pd sono stati il capofila della “scissione” anti-Schlein, il Presidente del Partito Democratico nazionale Stefano Bonaccini, con lui anche gli ex sindaci Decaro e Gori, poi ancora le due eurodeputate citate di recente sul caso Qatargate (Gualmini e Moretti), e infine anche Tinagli, Maran, Lupo e Topo, oltre ad Lucia Annunziata.
L’ex giornalista RAI però risulta abbia sbagliato il voto, correggendo in un secondo momento dal “Sì” all’astensione, dunque seguendo l’indicazione del Partito come del resto fatto dagli altri 11 elementi della delegazione Pd a Strasburgo: di questi, oltre a Zingaretti, anche i fedelissimi Alessandro Zan e Benifei, oltre a Nardella, Strada, Ricci, Tarquino, Ruotolo, Corrado e Laureti. Isolati tra i socialisti europei, spaccati internamente, indecisi sul prossimo programma ReArm se presentare altre mozioni per modificarlo o se fare marcia indietro e non rimanere all’opposizione del loro stesso partito di riferimento: le mosse del Pd di Schlein in Europa denunciando uno scenario piuttosto intricato anche interamente, come del resto richiama un capo storico dem come Gianni Cuperlo.
«Serve tornare ad una discussione seria e urgente», denuncia il parlamentare dem commentando il voto in UE e deplorando la spaccatura interna del Pd, ed evocando di fatto la necessità di un Congresso se non proprio nazionale, quantomeno tematico, «E’ giusto che ci sia una discussione seria», specie perché il mondo «cambia» e il compito di un partito di sinistra come il Pd «è trovare luoghi e sedi per capire come collocarsi» in questa particolare stazione travagliata. Ad aggiungersi alla richiesta di Cuperlo una nota siglata dallo stesso ex leader della minoranza dem, con presenti tra gli altri nomi di peso del partito come Madia, Quartapelle, Fassino e Zampa.