La pedofilia online sarà uno degli argomenti affrontati nel corso della nuova puntata di Chi l’ha visto. Un tema scottante e purtroppo niente affatto superato, i cui dati anzi diventano sempre più preoccupanti con il passare del tempo. Il programma di Rai3 torna così ad interessarsi di minori adescati in rete e molestati ponendosi alcune domande fondamentali: come è possibile riconoscere un pedofilo? Ed ancora, come lo si può fermare? Sull’argomento si è espresso anche Papa Francesco che nei mesi scorsi aveva chiesto protezione online per i bambini. A replicare era stato Don Fortunato Di Noto, il sacerdote fondatore e presidente dell’Associazione Meter Onlus, il quale aveva commentato: “Papa Francesco fa bene a chiedere ai big della Rete di implementare un algoritmo che difenda i bambini. Ma il punto è che si possono fare tutti gli algoritmi del mondo, solo che se poi non si trova chi abusa tutto questo non sarà servito a niente”. Lo stesso don conosce molto bene il tema delicato della pedofilia online ed annualmente aggiorna sui suoi numeri preoccupanti. Ogni giorno sono decine e decine i link pedopornografici individuati e denunciati e che fanno parte dell’ambia lista custodita nel deep web, ovvero la parte oscura della rete. “Si tratta di un vero catalogo dell’orrore, ci sono foto e video degli stupri su neonati fino a ragazzini di 12/13 anni. Ci sono decine di migliaia di foto e video. Decine di migliaia di bambini già abusati. E tutto tace”, ha tuonato don Fortunato.
PEDOFILIA ONLINE: I DATI CHOC
I dati sono sempre più preoccupanti: basandoci solo sui fati aggiornati allo scorso aprile, Meter ha segnalato quasi 6 milioni di foto a sfondo pedopornografico e oltre centomila video della medesima natura. Ma oltre alla pedopornografia online c’è anche il dramma della pedofilia in rete. I dati del 2016 parlavano di un ragazzo su cinque molestato online. In che modo? Generalmente con l’invio di immagini non adatte alla loro età o con richieste esplicite. nella maggior parte dei casi (oltre l’80% si tratta di immagini a sfondo sessuale). I bambini sono i soggetti più a rischio: 4 minori su 10 nella fascia di età più bassa presa in esame ha dichiarato di aver ricevuto messaggi e foto finalizzati all’adescamento. I social network e le chat apparentemente private rappresentano la piazza preferita dei pedofili, ma non mancano le piattaforme di gioco online che coinvolgono soprattutto i bambini. Ovviamente gran parte dei genitori non sono a conoscenza dei veri rischi della rete. “L’analisi di questi dati dovrebbe farci riflettere: i nostri ragazzi vanno online senza allacciare le cinture, e il rischio di andare a sbattere contro qualcosa di virtuale che diventa drammaticamente reale è comunque alto”, aveva dichiarato ancora don Fortunato Di Noto.
PREVENZIONE E TECNICA DI ADESCAMENTO
Il lavoro senza sosta di associazioni e polizia postale ha finora portato a risultati importanti ma anche gli incontri a scuola rappresentano delle soluzioni in termini di prevenzione sui rischi connessi all’utilizzo dei social network in tema di pedofilia online. La tecnica di adescamento resta tuttavia molto complessa anche individuare. Le vittime potenziali, infatti, vengono a lungo studiate e contattate con estrema cautela, infine sedotte con attenzioni e regali. La prima fase dell’adescatore online è quella della socializzazione in cui il pedofilo stabilisce un contatto con la vittima, sempre tramite le chat dei social network. Poche settimane più tardi arriva la richiesta alla vittima per capire se abbia detto qualcosa ai genitori e per comprendere se utilizza un cellulare o un computer per comunicare con lui. Lo step successivo, se non si interviene prima, diventa inevitabilmente quello dell’adescamento vero e proprio e della molestia.