Chi rinuncerà ad andare in pensione nel 2026 pur potendolo fare, riceverà dal Governo un "incentivo" economico importante.
La riforma pensionistica del 2026 mira a razionalizzare e contenere le uscite finanziarie del sistema previdenziale, e il Governo ci vuole tentare incentivando i lavoratori che hanno maturato i requisiti minimi per accedere al pensionamento a permanere in servizio, promettendo in cambio un salario più alto in busta paga.
Possono godere dell’incentivo i lavoratori dipendenti (sia del settore pubblico che del privato), che nel momento in cui accettano di posticipare il pensionamento (pur potendo accedervi con Quota 103 o con la pensione anticipata), sono esentati dal versamento di parte dei contributi previdenziali (ad eccezione della quota IVS).
La proposta sulla riforma pensionistica 2026
Una recente circolare INPS ha introdotto nella possibile riforma pensionistica 2026 la possibilità di ricevere una busta paga più alta a patto che il lavoratore – pubblico oppure privato – decida di permanere qualche anno sul lavoro, nonostante abbia la possibilità di accedere anticipatamente al pensionamento con le misure attuali. Ne sono un esempio coloro che potrebbero sfruttare la Quota 103 (almeno fino a quando non verrà abrogata), oppure chi ha maturato 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne) e un anno in più per gli uomini, ma ha scelto di non farlo.
Il beneficio consiste nell’esonero dal versamento dei contributi a carico del dipendente, trasferendo la stessa cifra a quest’ultimo, così da aumentare il suo salario. Resta invece la parte contributiva IVS, che verrà pagata ordinariamente dal datore di lavoro.
Quanto vale a conti fatti?
I lavoratori che decidono di permanere in servizio, a conti fatti, percepiranno il 9,19% in più (per quanto riguarda il settore privato), mentre nel pubblico la percentuale si riduce all’8,89%, che ricordiamo essere totalmente esente da imposte. Secondo l’Upb, ovvero l’Ufficio parlamentare di bilancio, i futuri pensionati che aderiranno all’incentivo potranno percepire fino a 6.900 € in più.
Il calcolo, in media, è stato compiuto simulando l’adesione di un 62enne con un reddito medio annuo pari a 40.000 €.
Il reddito extra si riduce (fino a un massimo di 1.445 €) all’avvicinarsi dell’età anagrafica di pensionamento.