I contribuenti che andranno in pensione con Quota 41 potranno essere un numero maggiore grazie alla formula "flessibile".
La maggior parte dei contribuenti potrà andare in pensione con la misura Quota 41, ma con una versione rimodulata e adatta “più lavoratori“. Una proposta che suona decisamente familiare se si fa un passo indietro e si ragiona sul numero di volte in cui è stata pronunciata ma mai attuata.
Con l’arrivo dell’estate e nell’intento di prepararsi alla mole di lavoro di settembre, il Governo deve trovare delle soluzioni per la prossima riforma previdenziale, ponendo attenzione sia alle misure che consentono di uscire prima, sia all’ipotetico blocco dell’età pensionabile (già previsto in aumento a partire da tra due anni).
Pensione con Quota 41 e addio alle vecchie misure
A partire dall’anno prossimo i contribuenti potranno andare in pensione con Quota 41, rinunciando alle attuali soluzioni che il Governo starebbe pensando di abrogare: Opzione Donna e Quota 103. Ma in che modo verrebbe approvata l’opzione voluta dalla Lega? Il motivo per cui Quota 41 non può essere approvata “a tutti” e per cui è stata bocciata dal DEF è legato all’insufficienza delle risorse pubbliche. Ecco perché il Governo starebbe lavorando a una versione “flessibile” e che, allo stesso tempo, possa ammortizzare i costi stimati per rendere possibile l’idea della Lega (tra i 4 e i 5 miliardi di euro).
La Lega ha proposto di introdurre una versione di Quota 41 più “flessibile”, al fine di alleggerire le spese necessarie per la sua approvazione. Al momento la misura permette l’uscita anticipata a chi ha totalizzato 41 anni di contribuzione e purché, prima del 1° gennaio del ’96, risulti almeno un contributo settimanale.
La versione secondo la Lega
Nella proposta del Carroccio si provvederebbe ad estendere la misura ai soggetti interamente contributivi che rientrano nel sistema dei “puri“. Attenzione, infine, all’ultima condizione prevista, ovvero i potenziali beneficiari devono già soddisfare i requisiti per rientrare in “Quota 41”, non considerando l’età anagrafica. Chi, invece, non soddisferebbe i requisiti minimi per far parte di Quota 41, allora dovrà attendere il compimento di 62 anni d’età (così come è previsto da Quota 103).
Rispetto a Quota 103, Quota 41 flessibile porterebbe con sé delle novità importanti: la prima fa riferimento all’eliminazione del ricalcolo dei contributi (a causa della stessa, la misura di flessibilità sarebbe stata un flop); la seconda integrerebbe una penalizzazione parziale e non generalizzata.
Quota 41 flessibile “senza” penalizzazioni?
Chi potrebbe andare in pensione con Quota 41 in versione flessibile potrebbe essere privo di penalizzazioni. La misura proposta dalla Lega apporterebbe un taglio del 2% sul cedolino e per ciascun anno “anticipato”. La novità, però, consisterebbe – per la prima volta – nella considerazione dell’ISEE. Secondo alcune indiscrezioni, ai futuri pensionati con un reddito minore di 32.000€ annui la penalizzazione potrebbe non essere applicata.