Chi percepisce le pensioni 2025 ma vive all’estero sarà escluso dagli aumenti. A confermarlo è la recente circolare del Governo con il protocollo numero 23 e risalente al 28 gennaio di quest’anno, in cui cita il divieto di applicare la perequazione automatica ai pensionati che vivono fuori dall’Italia.
Dunque il calendario dei pagamenti stilato dall’INPS non può essere validato per i pensionati che hanno deciso di trascorrere la loro vita all’estero, o comunque in uno Stato membro differente da quello nativo, l’Italia.
Sulle pensioni 2025 niente aumenti per chi è all’estero
Le pensioni 2025 erogabili a chi vive all’estero sarà priva di aumenti, al contrario di chi invece ha deciso di continuare a vivere in Italia. Una sentenza ritenuta da parte di molti contribuenti ingiusta, dal momento in cui gli stessi pensionati fuori dal Bel Paese continuano a pagare le tasse sul territorio italiano.
A stabilire quanto descritto è l’ultima Legge di Bilancio, in cui si legge esplicitamente che quest’anno la rivalutazione e l’adeguamento proporzionato al costo della vita sarà esclusa ai pensionati residenti all’estero e i cui trattamenti pensionistici sono superiori alla soglia minima imposta dall’ente previdenziale.
Per l’anno 2025 l’indice di inflazione e conseguente rivalutazione è stato previsto allo 0,8% da applicare ai trattamenti previdenziali fino ad un massimo di 598,61€. Mentre laddove il cedolino fosse superiore a 603,40€ non è prevista alcuna rivalutazione.
Nessuna violazione di legittimità
Sul caso sono intervenuti in diverse occasioni numerosi studi legali cercando di rivendicare i diritti dei pensionati all’estero, ai quali spetterebbe – secondo la tesi di alcuni avvocati – la stessa applicazione di rivalutazione nei confronti di chi vive in Italia.
Salvo accordi bilaterali differenti, chi è in pensione ma vive fuori dal territorio italiano continua a pagare le tasse nel Bel Paese, e allora per quale motivo non dovrebbe godere degli stessi diritti di chi ci vive?
Secondo la Corte di Cassazione con la sentenza dal numero 19 e pubblicata nel 2025 non ci sarebbe alcun atto illecito, dal momento in cui il Governo tutela a prescindere i trattamenti previdenziali minimi.