Sulle pensioni 2025 c’è una trepida attesa da parte di quei pensionati che attendono l’esito da parte della Corte Costituzionale, che con una sentenza dovrebbe confermare la ricezione o meno degli arretrati dei due anni precedenti (per il 2023 e il 2024).
La sentenza ha come oggetto la perplessità di incostituzionalità emersa dopo le dichiarazioni delle due Corte dei Conti, prima della Toscana e poi da parte della Campania. Tuttavia non va cantata presto vittoria in alcun caso, perché come si potrà restituire una somma di denaro mai riconosciuta?
Pensioni 2025 con gli arretrati scorsi
Ogni anno – pensioni 2025 incluse – l’ISTAT aggiorna i dati di inflazione e sulla base di questa percentuale determina l’assegno previdenziale, dando vita all’effetto rivalutazione, come previsto dalla Legge numero 448 risalente al 1998.
Nel 2023 però, il meccanismo ha preso una piega diversa. Il Governo Meloni ai tempi ha deciso di limitare la rivalutazione a quei cedolini che superavano di quattro volte il trattamento il minimo (intaccando le pensioni da 2mila euro lordi).
Ciò ha causato dei problemi economici ai pensionati che hanno subito una rivalutazione penalizzante, dati i limiti imposti dalla Meloni. Sia la Corte dei Conti Toscana che della Campania hanno sollevato dubbi sulla possibile incostituzionalità di quanto deciso ai tempi del Governo.
L’ipotesi delle due Corti dei Conti è quella che il Governo potrebbe aver violato la Costituzione con i suoi articoli 3, 36 e 38. Dunque – secondo delle ipotesi – la Corte Costituzionale potrebbe dar ragione ai pensionati, anche se non equivale obbligatoriamente a dover erogare gli arretrati.
La scelta della Corte Costituzionale, cosa aspettarsi?
Negli anni successivi – ovvero dal 2025 – si è seguita la Costituzione, nonché la Legge di Bilancio con i suoi sistemi di meccanismi di rivalutazione ordinaria. Tuttavia non si è mai presunta l’ipotesi di pagare gli arretrati, a fronte di cautelare i conti pubblici.
Nel 2023 la rivalutazione per effetto dell’inflazione prevedeva un ammontare dell’8,1%, mentre nel 2024 si è registrata una riduzione del 5,4%. Il calcolo viene determinato in base al cedolino previdenziale, e sulle stime generiche e approssimative potremmo stimare circa 200€ (come media mensile) di perdita.