Nella riforma pensioni 2026 sia Quota 103 che Opzione Donna potrebbero sparire, ma il Governo è perplesso su come sostituirle.
Le ipotesi sulle pensioni 2026 si fanno sempre più complesse. Il Governo vorrebbe sostituire Quota 103 in quanto è sempre meno scelta per via delle sue forti penalizzazioni. Potremmo dire lo stesso di Opzione Donna, la cui soluzione non sembra esser preferita.
Nel frattempo le stime dell’ISTAT ci fanno pensare a un aumento sempre più probabile della speranza di vita, e dunque anche a un’uscita dal lavoro più tardiva. A fronte di tale situazione il presidente dell’INPS è allarmato.
Le ipotesi sulle pensioni 2026
Le pensioni 2026 si prospettano – in ottica dell’età con cui uscire dal lavoro – più problematiche. Recentemente presso il forum dedicato all’innovazione delle PA, Francesco Maria Chelli, presidente dell’ISTAT, ha assicurato che per la vecchiaia ci vorranno presumibilmente 3 mesi in più.
Dal Parlamento giunge voce che il Governo potrebbe sospendere l’adeguamento alla speranza di vita e nel frattempo individuare una soluzione più strutturale. Se lo stop non dovesse concretizzarsi, quasi sicuramente ci vorranno 67 anni e 3 mesi di età (oltre che un aumento contributivo e un inasprimento dei requisiti progressivo).
L’addio a Quota 103?
Quota 103 è stata introdotta due anni fa, e da allora la misura – nonostante i buoni presupposti – è stata un mezzo fallimento. Tale soluzione implica l’uscita dal lavoro una volta compiuti 62 anni d’età e un versamento contributivo minimo pari a 41 anni.
Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha proposto ai lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio del ’96 di uscire con leggero anticipo, 25 anni di anzianità contributiva e almeno 64 anni d’età.
Sarà molto importante aver maturato un trattamento previdenziale pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, e per fare in modo che possano goderne tutti (come vorrebbe la Lega), Durigon avrebbe pensato di farlo accantonando in un fondo parte del TFR.
Il fallimento di Opzione Donna
L’ex presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, aveva affermato precedentemente che Opzione Donna non esiste più. Nonostante l’opzione sia ancora “in corso”, i numeri smentirebbero la sua buona riuscita: da gennaio a marzo 2025 le pensioni erogate con tale misura sono state 592, mentre lo scorso anno ammontavano a oltre 3.500.
Il motivo è legato all’eccessiva restrizione per potervi accedere: 61 anni di età anagrafica (o poco meno in presenza di uno o più figli), 35 anni di anzianità contributiva e categorie specifiche come ad esempio caregiver, donne licenziate oppure titolari di un’invalidità civile.