La decisione della Corte Costituzionale sulle pensioni e l'adeguamento del 2022 e 2023, non è piaciuta al Tribunale di Trento.
Il tema delle pensioni e il loro adeguamento sulla inflazione è piuttosto delicato. Nella Legge di Bilancio si punta perlopiù a favorire l’uscita dal lavoro pur mantenendo “alto” o comunque proporzionato ai costi della vita, il cedolino previdenziale.
Ne è un esempio l’incentivo ai fondi integrativi, che potrebbero garantire un importo sul cedolino decisamente importante. Sull’argomento è intervenuto Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, che ha sollevato anche il problema della riforma assicurativa, attualmente sospesa da vent’anni.
Torna il dubbio sulla legittimità delle pensioni e l’adeguamento
Il Tribunale di Trento ha esposto alla Consulta ancora una volta il tema delle pensioni e l’adeguamento al tasso di inflazione, che negli anni precedenti, tra il 2022 e il 2023, ha visto un taglio sulle quote che hanno raggiunto 4 volte il trattamento minimo sociale.
La mossa è stata reputata al limite del lecito, anche se già la Corte di Cassazione si era pronunciata dando ragione all’Erario. Ad aggiungersi ai problemi ci sono le richieste dei sindacati, soprattutto Cgil che reputa “sproporzionato” il taglio applicato in modo standard alle aliquote pensionistiche.
Secondo Cgil si tratterebbe di una misura ingiusta tra chi ha delle carriere ed ovviamente contribuzione differente, creando delle penalizzazioni e ingiustizie globali.
Anche un pensionato aveva presentato un esposto giuridico in quanto la sua pensione ha subito dei tagli sproporzionati rispetto alla sua soglia reddituale. La proposta era quella di replicare il sistema progressivo delle aliquote Irpef così da prevedere un equilibrio tra il percepito e l’inflazione sui costi della vita.
Il problema della pensione complementare
Come dicevamo, Giorgetti è intervenuto sulla pensione complementare, e rivolgendosi all’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, l’Ania, ha richiesto una riforma assicurativa adeguata ai tempi odierni.
La normativa sembra non esser più stata aggiornata dal 2005, ma è chiesto che vent’anni fa il contesto demografico e sociale era completamente differente, ed oggi occorre individuare delle soluzioni più moderne, efficaci ed eque.
Per Giorgetti però, l’incentivo ai fondi integrativi non è soltanto un problema di scelte dei cittadini, e lo ha dimostrato l’inefficacia parziale dell’adesione con il silenzio assenso. Ora serve che il Governo dia il suo contributo, proponendo ad esempio una riduzione del gap di genere e che garantisca rendimenti più favorevoli.