Nonostante gli sforzi del Governo i contribuenti che godono delle pensioni anticipate sono sempre meno. Ma la differenza sostanziale si evince non solo dal numero di soluzioni per uscire prima dal lavoro, ma soprattutto dagli assegni erogati alle donne e da quelli degli uomini.
Le possibilità per uscire anticipatamente dal lavoro sono meno flessibili, e questo anche a causa dell’impossibilità da parte del Governo di rimodulare o abrogare la Legge Fornero, che rivaluta gli assegni previdenziali adeguandoli alle aspettative di vita e all’inflazione.
Pensioni anticipate con grave gap di genere
Dai dati INPS si è evidenziato un impatto significativo sui cedolini delle pensioni anticipate ma anche sui trattamenti previdenziali percepiti tra gli uomini e le donne. Un gap di genere che può arrivare anche a -450€ mensili, totalizzando il 32% di differenza pensionistica.
All’interno del rapporto stilato dall’istituto previdenziale si è constatato che – ad esempio – un uomo che è uscito dal lavoro tra gennaio e marzo di quest’anno, ha ricevuto 1.486€ al mese contro i 1.011€ distribuiti – con le medesime condizioni – alle donne.
Il motivo sarebbe dovuto alla discontinuità lavorativa delle donne e al regime contributivo in cui si trovano per la quale vengono penalizzate.
Le misure sacrificate
Da tempo, specialmente durante il periodo in cui c’erano le campagne elettorali, la Lega Nord e in particolar modo Matteo Salvini, aveva come obiettivo il superamento della Riforma Fornero. L’intenzione principale era ed è quella di ammortizzare le spese a carico dello Stato.
Per farlo però, il Governo ha sacrificato le misure che consentivano di abbandonare il lavoro anticipatamente, tra cui le Quote da 100 a 103. Mentre altre come Ape Sociale e Opzione Donna sono state limitate ad un numero significativamente ridotto della platea di beneficiarie e beneficiari.
L’ex presidente INPS, Tridico, ha perfino comunicato per Opzione Donna non esiste più, una affermazione quasi retorica per far comprendere quanto sia stata penalizzata rispetto alla soluzione originaria.
Ora anche Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, punta a ridurre il debito pubblico e alleggerire le spese a carico dello Stato, i cui conti sono sempre più pesanti.