Sulle pensioni sono previsti degli aumenti – almeno per il momento – al 2027, quando secondo i dati ISTAT dovrebbe esserci un nuovo adeguamento allo stile di vita. La conseguenza è dovuta alla misura della “Fornero”, che da quando è stata introdotta ha sempre previsto quanto scritto ogni 2 anni.
Secondo le prime analisi stimate dall’ISTAT e al 2024, la speranza di vita è aumentata per le donne 85,5 mentre per gli uomini a 81,4. Un cambiamento simile comporta a sua volta un rialzo dei requisiti minimi che potrebbero far uscire dal lavoro a 67 anni e 3 mesi.
Dal 2027 le pensioni hanno aumenti di 3 mesi
Dal 2027 le pensioni confermano – quasi sicuramente – degli aumenti di 3 mesi, nonostante dal prossimo anno si preveda una rivalutazione più generosa. Ciò comporta delle variazioni sull’età pensionabile sia sulle misure anticipate che su quella di vecchiaia.
Il trattamento previdenziale per la vecchiaia dovrà essere soddisfatto con 67 anni e 3 mesi (le fatidiche mensilità aggiuntive per l’innalzamento dai dati ISTAT). Quanto alla misura anticipata le stime sono più pessimiste, dato che serviranno 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne.
Lo stesso effetto dovrebbe essere applicato anche ai contributivi puri, nonché i lavoratori hanno iniziato l’attività lavorativa dopo il 1° gennaio dell’anno ‘96. Le conseguenze si rifletteranno sui cedolini per la vecchiaia, su quelli per la vecchiaia anticipata e sulle condizioni per il sistema contributivo.
Lo “stop” grazie alle elezioni
L’anno 2027 non è soltanto il periodo in cui si prospetta l’aumento dell’età pensionabile di 3 mesi, che seppur pochi destano un segnale preoccupante, ma sono previste anche le elezioni politiche. Dal Governo dunque nessuno vorrebbe trasmettere al popolo dei segnali negativi.
Se ciò dovesse avvenire l’adeguamento potrebbe slittare all’anno 2028, così da evitare che una eventuale approvazione dell’aumento pensionabile possa compromettere i risultati delle elezioni politiche.
Al di là delle opposizioni dei sindacati il Governo mira a far slittare l’aumento dell’età pensionabile con una finalità strategica, così da non risultare in una posizione “scomoda” e “negativa” agli occhi del sociale.