Pensare alle pensioni per i giovani non è facile, per fortuna oggi esistono dei fondi integrativi che danno la possibilità ai futuri pensionati di poter godere di un cedolino più alto nonostante le criticità attuali del sistema previdenziale italiano.
La scelta dei fondi è vasta, dai piani privati per accumulare il capitale ai Pac, fino ad arrivare alle pensioni complementari. La scelta dev’essere minuziosa in quanto le condizioni e i rendimenti medi possono variare in base alla società erogatrice dell’integrazione.
Come aumentare le pensioni dei giovani
L’attuale sistema previdenziale crea dei deficit importanti, specialmente sulle pensioni dei giovani i cui cedolini potrebbero prevedere degli importi molto bassi. Tuttavia, la valutazione deve ricadere (quasi obbligatoriamente) sulle pensioni complementari.
Il fondo più gettonato è indubbiamente proprio l’integrativo, che pur costando di più rispetto al semplice Piano che permette di accumulare capitale, ha il vantaggio di poter essere oggetto di deduzione.
Il Pac, al contrario del fondo complementare, non può essere dedotto ma è più flessibile, dando la possibilità di poter effettuare dei versamenti ogni mese oppure ogni 3, e stabilire di “non vincolare” il capitale investito.
Anche i minorenni possono aderire al fondo ma previo consenso dei genitori, che resteranno i titolari del conto fino a quando l’intestatario principale non diventerà maggiorenne. L’investimento in questione permetterà di poter sperare nel rendimento generato dall’interesse composto.
Le differenze tra i fondi
Pensando alle pensioni di cui godranno i giovani sarebbe meglio fare dei confronti sulle soluzioni integrative oggi disponibili. Prima di tutto la differenza sostanziale tra PAC e fondo complementare sta nella deducibilità. Nel secondo caso (escludendo il piano di accumulo) i genitori possono dedurre fino ad un massimo di 5.164,57€ annui del loro reddito.
Successivamente va valutato il vincolo. Mentre il Piano di Accumulo non prevede alcuna restrizione sull’eventuale ritiro della somma desiderata, il fondo complementare sì. Quest’ultimo potrà autorizzare il ritiro soltanto per specifiche situazioni e condizioni.
Per chiarire le idee sulla convenienza effettiva sarebbe utile riportare un esempio pratico. Ipotizziamo il caso di un nucleo familiare che intesta al proprio figlio un fondo complementare con versamenti pari a 300€ ogni 3 mesi, con costi all’1,45%, un rendimento medio del 5% (al lordo e annuo) e l’aliquota reddituale al 23%.
Un simile investimento per 19 anni produrrà circa 39.321€, nonché 16.521€ in più rispetto alla somma complessiva. Mentre – alle medesime condizioni – un fondo ETF o PAC genererebbe un montante equivalente a 36.333€.
Convenienza effettiva
A conti fatti tra i due fondi e nel lungo periodo la convenienza economica si concretizza con il fondo complementare. Tuttavia, secondo Vincenzo Cagnetta, esperto in finanza, ha riferito della possibilità di poter cumulare i due investimenti pur cominciando a capitalizzare soltanto 100€ mensili (dipende sempre dalle reali possibilità di ciascun genitore).
Ambi i fondi hanno comunque degli obiettivi differenti, il PAC è in ottica di racimolare più soldi possibili per progetti futuri, mentre il fondo complementare per garantire una rendita pensionistica più “ricca” rispetto alla base.