Pensioni minime 2023/ Brambilla critica la proposta di Forza Italia “Penalizzante”
Il Dottor Brambilla è in totale disaccordo con la proposta di Forza Italia riguardo alle pensioni minime del 2023. Secondo l’economista, sarebbe altamente rischioso e penalizzante

La proposta di Forza Italia sulle pensioni minime del 2023, secondo l’economista Alberto Brambilla, sarebbe assurda. Il nostro sistema pensionistico ha come obiettivo, quello di istituire una riforma che riduca il pressing fiscale delle aziende, senza però danneggiare l’intero ecosistema.
Tra le varie proposte sulla pensione minima, quella che – come anticipato – farebbe storcere il naso al Dottor Brambilla, sarebbe proprio quella derivante dal partito politico di Forza Italia. Di seguito, vediamo a quale norma facciamo riferimento e perché secondo l’economista, andrebbe a danneggiare il sistema pensionistico.
Pensioni minime 2023: l’idea di Brambilla
La proposta di Forza Italia sarebbe quella di innalzare le pensioni minime dal 2023 in poi, azzerando però, (soltanto per le nuove assunzioni aziendali), i contributi previdenziali. Secondo l’economista Brambilla, questo danneggerebbe il sistema pensionistico, mettendo in grave difficoltà l’INPS, redendola incapace di erogare gli assegni.
Il buco contributivo di cui parla il Dottor Brambilla, farebbe riferimento all’innalzamento a mille euro al mese, e maggior ragione l’azzeramento – sempre proposto dal partito Forza Italia – dei contributi previdenziali per quelle aziende che assumono nuove figure lavorative.
Il pensiero di Alberto Brambilla è chiaro, riportiamo le sue parole durante un’intervista pubblicata in altre testate giornalistiche online:
“Per coprire le maggiori uscite previdenziali, però sono stati colpiti gli ex lavoratori con rendite che vanno dai 2.100 euro lordi al mese in su, limite non particolarmente elevato, che godranno di un minore adeguamento degli assegni alla corsa dei prezzi. Nessun taglio agli sprechi nella spesa pubblica, ma si toglie a qualcuno per dare a qualcun altro senza un attenta considerazione della situazione reddituale italiana.”.
Per semplificare l’idea dell’economista Brambilla sull’aumento delle pensioni minime del 2023, aumentandole si favorirebbero quegli ex lavoratori, che durante il periodo della loro vita hanno lavorato in nero, penalizzando chi invece, ha sempre versato i contributi previdenziali nel pieno della correttezza civile. Un’idea che se così fosse, non farebbe una piega.
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