Un ragazzo di 22 anni potrebbe tornare a recuperare l’uso della mano dopo un gravissimo trauma a seguito di un incidente. La diagnosi era stata di lesione del plesso brachiale con deficit completo dell’arto superiore sinistro, cioè l’impossibilità di muovere la mano, il gomito e la spalla. Ora per il giovane paziente la chirurgia potrebbe aprire una nuova strada attraverso un intervento lungo otto ore.
I chirurghi hanno lavorato per collegare i nervi sani della muscolatura della mano a quelli recisi e ora attendono di capire se i nervi sani “cresceranno” all’interno di quelli che sono stati recisi, permettendo così di recuperare la sensibilità e quindi l’uso della mano sinistra. Accade al Cto di Torino, all’interno della Città della Salute del capoluogo piemontese, dove si è sperimentata questa tecnica innovativa che ha fatto uso di tecnologie finora inedite. Per il momento, come si legge su La Stampa, in seguito all’intervento il 22enne non ha riportato complicanze.
L’intervento record per ripristinare i nervi lesionati
I chirurghi che hanno lavorato per permettere a un 22enne di recuperare l’uso della mano sinistra, in seguito a un terribile incidente avvenuto in moto, hanno operato a partire da una lesione al plesso brachiale, cioè alla rete nervosa da cui si diramano i nervi diretti ai muscoli della spalla, del braccio, del gomito, del polso, della mano e delle dita, permettendone non soltanto la sensibilità ma anche il movimento. Un team di microchirurghi della mano e neurochirurghi ha operato appunto sulla mano sinistra del paziente, per collegare la radice sana del braccio ai nervi strappati in seguito all’incidente, per reinnervare la muscolatura della mano.
Come illustra La Stampa, il nervo sano è stato tagliato alla radice di C7 della colonna vertebrale, quindi è stato fatto passare dietro l’esofago e infine collegato ai nervi strappati. Ora, il nervo sano crescerà d un millimetro al giorno all’interno di quelli lesionati. Il team di esperti si aspetta che i nervi sani possano dare un impulso elettrico alla parte lesionata, permettendole così di recuperare l’utilizzo dell’arto. Ora il 22enne dovrà osservare una riabilitazione che consisterà in trattamenti specifici da svolgersi in centri specializzati. Per raggiungere questo risultato e ingrandire punti finora impossibili da raggiungere è stato utilizzato un microscopio robotico a visualizzazione stereoscopica 3D controllato da remoto nella sala operatoria della Neurochirurgia universitaria del Cto diretta dal professor Diego Garbossa.