Correre pericoli e commettere atti di violenza, ai giovani di oggi, consente di anestetizzare un momento di noia. Lo certifica sulle colonne de “La Stampa” Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, che da 30 anni si occupa di adolescenti. Non è un caso che queste azioni, ha spiegato, siano commesse “dal gruppo, che non è mai la somma dei singoli. È il gruppo che ti porta a fare cose che da solo non faresti”.
L’esperto ha altresì aggiunto che “commettere un’impresa mirabolante per alzare il tiro aiuta a ‘recuperare’ lo stato del gruppo, perché si ha la sensazione che quello che si sta facendo in quel momento abbia poco senso. Atti di questo tipo, come accadeva in passato con il lancio dei sassi dal cavalcavia, spesso non sono programmati, non hanno dietro una progettualità. Nell’adolescenza esistono tante forme di sperimentazione a cui è associata una dose di rischio. Ma i ragazzi non rischiano, come molti dicono, perché si sentono onnipotenti”.
PERICOLI E VIOLENZA COME ANTIDOTO ALLA NOIA: I GIOVANI D’OGGI INTERPRETATI DALLO PSICOLOGO LANCINI
Ma, allora, perché i giovani d’oggi corrono pericoli e abbracciano la violenza? Lancini, su “La Stampa”, ha spiegato: “L’adolescenza ti costringe a dare senso alla vita perché sai che morirai. Nei comportamenti a rischio c’è una grande componente di sfida al tema della morte che l’adolescenza mette davanti. La verità è anche che oggi i giovani sono più fragili. Mediamente c’è un’incapacità di tollerare quote di dolore anche minime rispetto alle generazioni precedenti, che crescevano in un sistema educativo molto più avvezzo alla sofferenza, dove sentirti inadeguato, solo, in famiglie del ‘prima il dovere e poi il piacere’, era la norma. I ragazzi oggi sono molto meno avvezzi a tollerare quei dolori mentali che l’adolescenza mette davanti”.
I videogiochi, secondo l’esperto, non rivestono un ruolo fondamentale: “La virtualità è diventata l’unico luogo in cui i giovani possono sperimentare. Su internet ammazzano gente finta e, a parte casi specifici dove le problematiche sono diverse, se ne rendono conto. La colpa qui è delle famiglie, della società che tiene il corpo dei figli sotto sequestro. La paura spinge i genitori a tenerli in casa, a impedire loro di giocare in strada, a muoversi liberamente nella società sin da piccoli, come potevano fare le generazioni passate”. Anche per questo, quindi, i pericoli e la violenza dilagano fra i più giovani…