Caos Perù: violenti scontro dopo l’arresto di Castillo
Il Perù da giorni versa nel caos in seguito all’imputazione a carico dell’ex presidente Pedro Castillo di 18 mesi di carcere. Si tratta, per ora, di una decisione preliminare, comminata in seguito all’auto golpe che ha commesso, sciogliendo il Congresso, ma anche per via delle accusa di corruzione. Da questa decisione sarebbero scaturite delle violente proteste da parte dei sostenitori dell’ex presidente, che starebbero dando letteralmente alle fiamme le principali città peruviane.
Si tratta del momento storico più violento e sanguinario che il Perù abbia vissuto dagli anni del Sendero Luminoso, il partito politico a stampo terroristico ritenuto responsabile di oltre 18mila assassini e della deposizione di sei presidenti consecutivi. Le proteste, che partano come cortei pacifici, si stanno sviluppando soprattutto nelle regioni meridionali del Perù, nella zona tra le Ande e il Pacifico. Di contro, oltre ai sostenitori di Castillo, visto come un martire, c’è anche tutta una fascia di popolazione che lo ritiene responsabile della crisi economica e sociale in cui il Paese versa da anni. La richiesta di chi protesta è semplice, elezioni immediate per decidere la nuova guida politica.
Cosa sta succedendo in Perù?
Insomma, sembra che la situazione che da otto lunghi giorni sta vivendo il Perù sia piuttosto drammatica e i danni sono già stati enormi. Da mercoledì il Parlamento ha deciso l’entrata in vigore dello stato d’emergenza, che durerà non meno di 30 giorni e ha già portato alla mobilitazione dell’esercito, schierato per difendere i punti critici del Paese (aeroporti, miniere, banche ed edifici governativi e istituzionali, per citarne alcuni). Lo stato di emergenza, inoltre, vieta gli assembramenti, portando l’esercito alla decisione di disperdere i manifestanti con bombe lacrimogene e sparando sulla folla.
Il numero delle vittime per le rivolte in Perù, inoltre, sembra già piuttosto importante, ma potrebbe anche essere destinato ad aumentare di parecchio. Tra i manifestanti sono stati uccise 18 persone con colpi d’arma da fuoco, mentre si conterebbero anche 187 civili e più di 200 poliziotti e militari feriti. Ed un altro specchio di questa medaglia già tristemente macabra sono i disagi che numerosissimi turisti starebbero vivendo, trovandosi gli aeroporti del Paese bloccati. Da martedì, giorno della chiusura degli aeroporti, centinaia di turisti sono bloccati in Machu Picchu e tra loro figurerebbero anche una quarantina di italiani, mentre in tutto il paese sarebbero bloccati almeno 779 turisti complessivi.