Non è stato raggiunto il necessario accordo tra Stato e Regioni per l’approvazione dell’ultima bozza del piano pandemico che dovrebbe regolare la risposta alle future pandemie simili a quella da Coronavirus: a dirlo è la stessa Commissione Salute delle Ragioni che ha recentemente inviato una lettera al Ministero della Salute elencando tutti i problemi riscontrati nella lettura del documento; il tutto chiedendo al più presto un incontro con i Coordinamenti Tecnico e dell’Area Prevenzione e Sanità – che non hanno tardato a dare una risposta – per discutere delle criticità del nuovo piano pandemico e trovare delle possibili soluzioni.
Facendo prima di tutto un passetto indietro, è bene ricordare che il piano pandemico allo studio del dicastero presieduto da Orazio Schillaci sembra ruotare – e qui trovate tutti i dettagli – attorno a sei solidi principi: oltre a riconoscere l’importanza del monitoraggio e della sorveglianza, della rete territoriale (che verrà potenziata rispetto a quella statale a fronte di un’emergenza) e dei professionisti sanitari; il documento postula la centralità della comunicazione con la popolazione, il superamento degli approcci incentrati sui vaccini per superare le pandemie e il divieto di limitare le libertà personali con i famosi DPCM (limitando la possibilità alle leggi o agli atti con forza di legge).
Le critiche della Commissione Salute delle Regioni al piano pandemico: “Deve essere più schematico e conciso”
Nessuno di questi aspetti del piano pandemico – anche perché frutto di intense trattative tra Stato e territori – è stato criticato dalla Commissione Salute delle Ragioni che si è limitata a criticare soprattutto due aspetti: il primo (e forse più importante) è che secondo la Commissione la bozza del piano – come peraltro “ribadito in più occasioni” – risulta essere “eccessivamente discorsiva, ridonante e di difficile consultazione” con la conseguenza che – così formulate – non sarebbe efficace a fronte di un’emergenza che richiederà sforzi rapidi, chiari e concisi; il tutto chiedendo che si formuli un documento più “sintetico e schematico” che eviti ripetizioni e sia facilmente consultabile da chiunque.
Il secondo (e più ampio) punto del piano pandemico criticato dalla Commissione è relativo al ruolo delle Regioni e agli obblighi che queste dovrebbero osservare in caso di pandemia: in tal senso si chiede lo stralcio degli allegati 2 e 3 – che contengono, appunto, le Azioni regionali – per formulare un secondo e “successivo (..) documento attuativo” che definisca “degli scenari di possibile impatto (..), le attività sanitarie differibili ed essenziali [e] gli standard delle dotazioni organiche”, oltre a più chiare indicazioni sull’uso dei fondi governativi; il tutto – ovviamente – da discutere e concordare in separata sede in una riunione tra Regioni e Stato.
Alla lettera della Commissione – come accennavamo già in apertura – non è tardata ad arrivare la risposta del Ministero della Salute, con il capo del Dipartimento Prevenzione Maria Rosaria Campitiello che (interpellata da AdnKronos) si è detta pronta a chiedere un “confronto con la Commissione” sul nuovo piano pandemico, precisando che – in ogni caso – quanto inserito nella bozza è stato al centro della “condivisione (..) con le Regioni” che hanno già avanzato richieste “in gran parte soddisfatte“.