COME FUNZIONA IL PIANO PER GUERRA E CRISI
La Commissione ha presentato il piano Ue per preparare l’Europa a un’eventuale guerra: si chiama “EU Preparedness Union Strategy” ed è la strategia per fare sì che gli Stati membri migliorino le proprie capacità per prevenire e rispondere alle minacce emergenti. L’obiettivo non è migliorare solo la preparazione in caso di guerra, ma anche per affrontare altre minacce, come quelle alla sicurezza informatica, le interferenze straniere, crisi climatica e disastri naturali. Il piano è caratterizzato da 30 punti da seguire non solo per la prevenzione delle crisi, ma anche per avere una capacità di reazione rapida quando si verifica una catastrofe.
Da un punto di vista pratico, il piano Ue prevede che siano garantite funzioni sociali e servizi essenziali, con riferimento agli ambiti sanitario, scolastico e di infrastrutture, ma ancor più pragmaticamente pensare alle scorte di attrezzature e materiali critici.
Le scorte dei governi non devono contenere solo cibo e medicinali, ma anche materie prime critiche per portare avanti la produzione industriale e disporre di attrezzature strategiche ed energetiche. La guerra in Ucraina ha dimostrato come la sicurezza europea sia vulnerabile, ma ci sono altre minacce per le quali è necessario farsi trovare pronti, tutte complesse e soprattutto interconnesse.
I PUNTI CHIAVE DEL PIANO UE
Il cosiddetto piano Ue antiguerra prevede anche la preparazione dei cittadini, che vanno incoraggiati ad adottare misure pratiche, come il mantenimento di scorte essenziali per un minimo di 72 ore in caso di emergenza. Inoltre, bisogna introdurre a scuola lezioni di preparazione e una Giornata europea sulla stessa.
Ad esempio, bisogna creare un centro speciale, sulla base dell’attuale Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC), per anticipare e gestire le conseguenze delle crisi in tutti i settori. C’è pure un capitolo sulla cooperazione civile-militare, perché sono necessarie secondo la Commissione Ue anche delle esercitazioni periodiche. La Commissione vuole anche rafforzare il meccanismo di protezione civile dell’UE (EUCPM), che consente agli Stati membri di richiedere assistenza di emergenza in caso di disastri naturali, pandemie e conflitti.
Per migliorare la capacità di previsione e prevenzione, è fondamentale produrre una valutazione completa dei rischi e delle minacce a livello europeo. Il piano Ue richiede anche una cooperazione tra pubblico e privato. A tal proposito, si chiede la creazione di una task force, lo sviluppo di protocolli di emergenza con le imprese per fare in modo che materiali, beni e servizi essenziali siano facilmente disponibili. L’obiettivo è fare in modo che le produzioni critiche siano garantite. Si richiede altresì la collaborazione con partner esterni, ad esempio la NATO.
LA BOZZA DEL PIANO UE: “COINVOLGERE CITTADINI”
In base a una bozza del piano Ue visionata da POLITICO, ogni cittadino dovrebbe fare scorta di cibo per essere autosufficiente per minimo 72 ore in caso di crisi. Nello specifico, bisogna avere un kit di sopravvivenza per resistere tre giorni. Il documento illustra diversi scenari, dalla guerra ai cyber attacchi, passando per malattie e disastri naturali. “In caso di interruzioni estreme, il periodo iniziale è il più critico“, è scritto nella bozza di 17 pagine. Comunque, la preparazione alla guerra è in cima alla lista, anche se non si introducono nuove iniziative di difesa.
Dunque, si propone un modello di gestione delle crisi ispirato ai Paesi del Nord Europa, in cui coinvolgere la società. Per quanto riguarda la sicurezza informatica, una proposta chiave è la creazione di un “sistema europeo di allerta sulla cybersicurezza“, che secondo la Commissione Ue migliorerebbe il rilevamento delle minacce e la consapevolezza della situazione in Europa.