Piantedosi: i patti bilaterali con Bangladesh e Pakistan sono l’unica via per fermare i flussi, ridurre sbarchi, aumentare i rimpatri e salvare vite umane
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rilancia la strategia degli accordi bilaterali come unica via per regolare i flussi, offrendo quote d’ingresso legali in cambio della collaborazione nel bloccare le partenze irregolari e accelerare i rimpatri e nella sua intervista a il Giornale, Piantedosi traccia un bilancio dei risultati ottenuti finora: dal crollo degli sbarchi nel 2024 alla quasi azzeramento degli arrivi da Tunisia e Algeria – grazie al rafforzamento dei controlli nei Paesi di transito – fino ai rimpatri volontari dalla Libia, presentati come modello virtuoso di gestione.
Ma è il centro di accoglienza in Albania a restare il tema più spinoso, con Piantedosi che accusa “decisioni giudiziarie ideologiche” di ostacolare un progetto nato per tenere migranti ritenuti pericolosi lontani dalle nostre strade, un’iniziativa che – secondo il ministro – unisce pragmatismo e fermezza, mentre l’Europa osserva con crescente attenzione un modello che si candida a diventare un riferimento internazionale.
Sul tavolo restano le ombre delle tragedie nel Mediterraneo, che Piantedosi affronta con un calcolo crudo ma efficace: “Meno partenze, meno morti”, un’equazione che richiama alla memoria gli accordi Minniti con la Libia del 2017, ma che ora si spinge oltre, verso soluzioni completamente esterne ai confini dell’Unione con il ministro che però respinge che ogni parallelismo con le politiche di Trump ma non nasconde una certa sintonia con governi di ogni colore che – a suo dire – hanno abbandonato ogni favorevole romanticismo sull’immigrazione irregolare, puntando tutto su deterrenza e cooperazione internazionale.
Intanto, i numeri gli danno ragione, almeno nel breve periodo: nel 2025 gli sbarchi si mantengono in linea con il crollo registrato l’anno precedente, segno che la macchina dei patti bilaterali – dalla Turchia al Maghreb – continua a funzionare con efficienza e regolarità.
Piantedosi e immigrazione: tra sicurezza e polemiche
Piantedosi difende a spada tratta anche l’operato delle forze dell’ordine, recentemente finite al centro di polemiche – come nel caso dell’identificazione della fornaia di Ascoli Piceno durante i festeggiamenti del 25 aprile denunciando una campagna denigratoria della sinistra contro le stesse forze che – pochi giorni prima – avevano garantito l’ordine pubblico durante i funerali del Papa; una tensione che tocca il nervo scoperto del rapporto tra libertà individuali e controllo statale – inoltre – il ministro rivendica anche l’efficienza dell’operazione di polizia al concerto del Primo Maggio, dove agenti in borghese hanno fermato presunti stupratori mentre salivano sul palco.
Ma è la violenza politica a preoccupare maggiormente fuori dai confini nazionali: dal raid contro la brigata ebraica agli assalti alle sedi sindacali, Piantedosi invoca un’intesa comune per contrastare l’’odio, pur riconoscendo che in molti casi prevale ancora una “logica di parte” che spesso tende a strumentalizzare a dar vita a speculazioni su temi come il conflitto isrealo-palestinese con l’unico intento di prevaricare e incitare alla violenza.
Tra tra flussi migratori, tensioni ideologiche e gestione della sicurezza, Piantedosi prova a tenere dritta la barra, sostenendo che il giudizio sarà dato ai risultati ottenuti solo dalla storia e convinto che il laboratorio albanese non rappresenti un’anomalia del sistema ma una nuova forma di accoglienza selettiva, compatibile con i valori europei; la sua sfida più grande resta però quella di convincere Bruxelles che la strategia italiana non è solo repressione, ma “l’unico modo realistico per salvare vite umane”.