«La nonna partigiana ce lo ha insegnato, uccidere un fascista non è reato» e poi insulti a volontà per Renzi, Pillon, Salvini («lascialo legato») e tutti quelli che si sono permessi di schierarsi contro il Ddl Zan o anche solo esprimendo dei dubbi sulla effettiva validità del testo di legge “affossato” in Senato la scorsa settimana. Questo emerge da alcune piazze “pro Ddl Zan”, mostrato ieri dai servizi di “Quarta Repubblica” di Nicola Porro.
Soprattutto a sinistra, tenuto conto che una trentina di voti a scrutinio segreto sono andati contro il Ddl Zan, è esploso il putiferio con la “caccia” ai franchi tiratori che ancora non si è consumata: ma ad impressionare sono le piazze pro-Zan che subito si sono create spontaneamente per manifestare il dissenso (legittimo) contro la scelta adottata dal Parlamento. Il problema è che assieme a tante persone che tranquillamente rivendicavano la loro battaglia a favore del disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia, sono emersi numerosi “odiatori” che con la violenza verbale più ignobile si sono scagliati contro quelli che accusano di aver bloccato la legge sull’odio.
L’ODIO DEI “BUONI”
E così chi è contro il Ddl Zan diventa immediatamente un fascista omofobo razzista, e conseguentemente va «punito», «pestato» finanche «ucciso». L’odio in piazza tra le diverse fazioni sul Ddl Zan ha raggiunto ormai livelli inclassificabili che rivelano un problema culturale di fondo ben rappresentato dagli ospiti di “Quarta Repubblica” che hanno commentato le immagini di questi giorni. «C’è un virus che non è il covid ma è la violenza ultimamente nelle piazze di Roma. In questa piazza c’è tutto l’odio che Zan dice di voler combattere», attacca il senatore del Gruppo Misto (ex Pd) Tommaso Cerno, gay dichiarato ma feroce oppositore del disegno di legge del Centrosinistra. «Questo odio si è diffuso dappertutto ed è ora che finisca. Non riesco a capire perchè la sinistra parla della destra sulla vicenda del DDL Zan , visto che la sinistra la affonda da sola perchè non ha mai tentato una mediazione come se il parlamento fosse fatto per non parlare!». Secondo Cerno parte della sinistra ha comunque votato contro il Ddl, dimostrando come il voto segreto «ha espresso realmente quello che il Parlamento voleva»: perché dunque accusare tutti gli “oppositori” di fascismo e omofobia? Perché coloro che si definiscono i “buoni” arrivano ad odiare come, se non peggio, dei propri stessi rivali? In collegamento il sociologo Luca Ricolfi è ancor più netto nel commentare la vicenda: «Ho provato un sentimento di sollievo perchè nella legge c’erano articoli illiberali, però anche di dispiacere perchè si poteva fare una legge che tutelava queste minoranze che sarebbe stata migliore della Zan. Le persone che la pensano diversamente sono accusate di essere non uomini».
E ANCHE NEI VIP C’È PAURA AD ESPORSI…
Dalle piazze alla politica, passando per i Vip: la rivolta social dopo il flop del Ddl Zan al Senato è stata veemente. Da Fedez a Chiara Ferragni, da Emma a Elodie, in pratica tutti i protagonisti della scena musicale e televisiva/cinema si sono schierati contro il Parlamento parlando di «diritti negati» e criticando aspramente (a volte anche insultando) i politici contrari al Ddl. Sempre a “Quarta Repubblica” ieri sera è intervenuto il giornalista e direttore di “Visto” Roberto Alessi provando a spiegare la strana dinamica dietro le scelte “impegnate” delle star. «Il mondo è stato sempre vicino a queste tematiche, stiamo parlando di personaggi aperti alla diversità e alla trasgressione, in questo caso al mondo Lgbt», spiega Alessi in collegamento rispondendo a quanto poco prima Hoara Borselli aveva dichiarato («Ormai la sinistra si affida agli influencer e cerca nella destra un colpevole che non c’è. Sono veramente scollegati dalla realtà)». Per il giornalista, i vip intervenuti sul Ddl Zan «devono fare molto i conti con quello che è il loro pubblico, perché ci sono altri personaggi che invece erano su posizioni diametralmente opposte che hanno messo anche un po’ a disagio: mi riferisco a Mauro Coruzzi e a Enrico Ruggeri. […] Coloro che dicono che l’Italia sia un paese medievale dubito che abbiano letto il testo Zan, anzi, andrei un po’ sul sicuro. Quando vediamo le loro stories nelle loro case milionarie, si notano 200 Kelly bag da 5mila euro l’una, ma non vedi libri o giornali».