L’impianto di elementi sostenuto dalla Procura di Rimini a carico dell’unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, Louis Dassilva, sarebbe costellato di labili indizi a partire dall’incertezza sull’identità del soggetto ripreso la notte del delitto dalla Cam3 della farmacia di via del Ciclamino.
L’esperimento giudiziale eseguito pochi giorni, fa in sede di incidente probatorio, potrebbe rivelarsi inutile: non è detto che si arrivi a capire se vi è corrispondenza con il 35enne senegalese o con il condomino Emanuele Neri (entrambi si sono sottoposti al test della camminata, il secondo si era addirittura riconosciuto nelle sequenze del video del 3 ottobre 2023 “al 100%”).
Ora spuntano nuove criticità nell’inchiesta, presunte falle investigative che aprirebbero alla definitiva compromissione di tracce potenzialmente decisive per scovare l’assassino. Le possibili prove “scientifiche” ricavabili dalla scena del crimine (in particolare l’eventuale firma biologica del killer di Pierina Paganelli, il suo Dna), in sintesi, potrebbero essere andate distrutte a causa di errori irreversibili.
Sono almeno due le situazioni che potrebbero aver azzerato la possibilità di trovare il colpevole: la cattiva conservazione dei reperti chiave – parliamo dei vestiti indossati dalla vittima al momento del delitto, sui quali è subentrata la muffa -, e la sparizione del capello mai repertato e localizzato accanto alla bocca di Pierina Paganelli al momento del ritrovamento del corpo (“fissato”, secondo quanto parrebbe dalle foto, da materiale biologico verosimilmente ematico). Nessun esame sarebbe stato fatto su questo ultimo elemento.
Pierina Paganelli, un capello sparito e i reperti ammuffiti potrebbero salvare Louis Dassilva?
Secondo gli investigatori, gli elementi finora acquisiti a carico di Louis Dassilva sarebbero robusti e convergenti in una sola direzione: il suo coinvolgimento nell’uccisione di Pierina Paganelli. Il fatto che sulla scena del crimine non sia stata trovata alcuna traccia a lui riconducibile (ma altri 4 Dna, 2 maschili e 2 femminili, di ignota attribuzione) non significa, stando alla tesi investigativa, che non fosse presente.
Per la difesa, questa “assenza” significa invece estraneità al delitto di Pierina Paganelli e, sommata alla sparizione del capello mai repertato (sarebbe andato “disperso” durante i rilievi) e alla fragilità dell’esame sulla Cam3, potrebbe essere la chiave per la scarcerazione del 35enne.
Poche ore fa sono filtrate alcune indiscrezioni sull’ipotesi che l’esperimento giudiziale condotto sulla camminata di Louis Dassilva avrebbe dato già un responso: elevata compatibilità con il soggetto ripreso la notte dell’omicidio fuori dal palazzo in orario immediatamente successivo al delitto.
Un risultato che lo inchioderebbe, secondo la Procura, ma che non risulta confermato dagli addetti ai lavori: lo stesso perito Sebastiano Battiato, incaricato dal gip di condurre gli accertamenti sul video della farmacia, ha escluso di arrivare ad una conclusione – e quindi ad una risposta – in tempi inferiori ai 60 giorni anzitutto per la mole di dati raccolti durante l’esperimento che necessita, ovviamente, una attenta elaborazione e valutazione. In sostanza, la posizione di Louis Dassilva, in custodia cautelare in carcere dal 16 luglio scorso, è ancora tutta da definire.
Alle lacune dell’indagine si aggiunge infine un altro fatto che sembra avere dell’incredibile: sul luogo del delitto di Pierina Paganelli, a terra, è stato individuato un barattolo di cipolline sottaceto che sarebbe stato fotografato durante i rilievi, ma non analizzato. Impossibile dire se avesse tracce della vittima o del suo assassino.