Un’interrogazione per sbugiardare il Mes: questo l’obiettivo di Antonio Maria Rinaldi. Dibattito aperto sul fondo salva-Stati, con il governo Meloni alle prese con i nodi da sciogliere. La Lega si è sempre schierata contro il Meccanismo europeo di stabilità, con l’economista-europarlamentare in prima linea. Interpellato da La Verità, il 67enne ha spiegato di aver presentato un’interrogazione prioritaria alla quale la Commissione europea dovrà rispondere nel giro di trenta giorni, anche se sono previsti slittamenti a causa della concomitanza con il Natale.
L’unica firma sull’interrogazione è quella di Antonio Maria Rinaldi, che però può contare sul sostegno del presidente del gruppo Identità e democrazia Mario Zanni e del capo delegazione leghista Marco Campomenosi. “Questa nasce da un lavoro di squadra che ha visto coinvolti anche il responsabile del dipartimento economia della Lega Alberto Bagnai e il suo predecessore Claudio Borghi. Ci siamo pure avvalsi della consulenza di un eminente esperto di diritto Ue”, ha spiegato il volto del Carroccio: “Abbiamo calibrato ogni parola. E qui vengo al motivo della sinteticità. La formattazione di questo tipo di interrogazione – depositata telematicamente ieri – non prevede si superino le 200 parole”.
RINALDI E L’INTERROGAZIONE SUL MES
Nel corso del suo intervento, Antonio Maria Rinaldi ha spiegato che l’accordo che modifica il trattato istitutivo del Mes specifica che per accedere alla linea di credito “precauzionale” occorra dimostrare “il rispetto del cosiddetto saldo strutturale, vale a dire un deficit pari al 3% del Pil”. Ma non il Pil misurato da Eurostat, bensì quello strutturale: “Che vuol dire? Che il Pil si misura mentre quello strutturale si stima. Esperto che vai, stima che trovi. Il Pil strutturale sarebbe quel livello di reddito superato il quale i prezzi salgono. E questa stima la produce la Commissione. Anche il Fmi fa la sua. Ma chiunque si cimenti in questi calcoli astrusi arriva a conclusioni diverse. E questo non va bene per due motivi”. Il primo è di ordine pratico, secondo Rinaldi c’è massima arbitrarietà, considerando che le metodologie di stima sono spesso astruse. Il secondo è legato al circolo vizioso di politiche recessive che verrebbero alimentate. Per modificare questa impostazione, inoltre, andrebbero cambiati i trattati, secondo Rinaldi qui casca l’asino: “E qui casca l’asino. Lo scorso 9 novembre il nostro commissario per gli Affari economici Paolo Gentiloni, insieme con il vicepresidente Valdis Dombrovskis, ha presentato le linee guida che gli Stati membri discuteranno in seno al Consiglio europeo per la modifica del Patto di stabilità. E fra queste vi è proprio l’eliminazione del saldo strutturale. È la stessa Commissione Ue a ritenere questo criterio non più valido. Anzi dannoso”.